Addio Professore! La Biblioteca ricorda l’Amico Leo Giancarlo Lazzari
Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero.
(Paulo Coelho)
E’ con profonda e sincera tristezza che vogliamo qui ricordare il Professor Leo Giancarlo Lazzari, deceduto nella serata di ieri all’età di 89 anni. Uno studioso serio e rigoroso che molto ha contribuito a far conoscere i documenti relativi alla storia della Comunità porcarese.
Con il Professore (per noi della Biblioteca il Lazzari era “il Professore” per antonomasia) scompare un grande conoscitore degli archivi lucchesi e dei loro preziosi documenti, un grande conoscitore della lingua latina in tutte le sue sfumature, un uomo di grande cultura.
Quello che noi abbiamo perso, però, è soprattutto un Amico. Chi lo ha conosciuto più da vicino sa bene quanto il carattere del Professore fosse particolare, a volte spigoloso, ruvido, ma sempre caratterizzato da profonda umanità, da slanci di gratuita generosità verso tutti, una generosità che si manifestava nel donare agli altri quello di cui era ricco in maniera sovrabbondante: le sue conoscenze, la sua cultura.
Non vogliamo qui ricostruire una biografia del Professore né affrontare questioni scientifiche legate alla sua opera, sia perché non disponiamo delle necessarie notizie sia perché, e lo diciamo con umiltà, non ne avremmo la necessaria capacità. Vogliamo soltanto limitarci a ricordare, con affetto, l’Amico e il Maestro che ci ha lasciati fisicamente.
Il suo amore per la lingua latina, per la storia, per la paleografia e la diplomatica, lo hanno portato per tanti anni a tenere in Biblioteca regolari corsi di paleografia e diplomatica aperti a chiunque lo desiderasse, offrendo la sua docenza a titolo completamente gratuito. La Biblioteca di Porcari ha potuto darsi lustro promuovendo e ospitando i suoi corsi, sempre frequentati da decine di allievi appassionati, molti dei quali seguivano le sue lezioni da decenni. Il Professore non ha mai negato a nessuno, quasi sempre nella più totale gratuità, insegnamenti e suggerimenti, senza parlare delle innumerevoli trascrizioni e traduzioni dal latino per studenti o cultori di storia locale (che molto spesso nei loro scritti si sono anche “dimenticati” di citarlo, come a volte lamentava in privato, rattristato, ma senza rancore per nessuno perché ben conosceva la natura umana).
Grazie ai suoi riconosciuti meriti scientifici era stato insignito dei cavalierati dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio e dell’Ordine di San Miguel de Ala. Andava fiero come un fanciullo per questi riconoscimenti, non per vanagloria ma perché attraverso di essi vedeva riconosciuto il proprio lavoro di studioso, cosa che per lui rappresentava la massima gratificazione. Il Comune di Porcari, da parte sua, gli aveva conferito nel 2019 la “Torretta d’Oro”, la massima onorificenza prevista dall’Amministrazione comunale.
Il suo interesse per la storia di Porcari era nato negli anni Novanta del secolo scorso, allorché con Alessandra Cenci curò l’organizzazione e il catalogo della mostra Porcari nel Medioevo: un castello lungo la strada Francigena: secc. VIII – XIV (Matteoni, 1997), tenutasi a Porcari tra l’aprile e il giugno del 1997. Da allora in poi il suo interesse per il recupero e lo studio delle fonti legate alla storia locale fu inarrestabile. Inserendosi nel solco degli studi tracciato, in particolare, da Guglielmo Lera e Mario Seghieri, il suo lavoro di ricerca lo portò a curare importanti opere come Inventario del Fondo Di Poggio. Archivio storico del Seminario arcivescovile di Lucca (Matteoni, 2002), Porcari e la sua memoria scritta (Pacini, 2007), Porcari nelle carte d’archivio. Le pergamene della consorteria dei Da Porcari (secc. XI – XV) (Maria Pacini Fazzi, 2013).
Gli studi del Professore non si concentrarono solo su Porcari. A lui si deve il contributo Appunti sulla nobiltà lucchese, scritto insieme a Giacomo Cerasomma e pubblicato su “Nobiltà: rivista di araldica, genealogia, ordini cavallereschi” (anno XXIII, n. 130, gennaio-febbraio 2016). Al suo attivo anche la direzione scientifica e la curatela dei cataloghi delle seguenti mostre: I supporti della memoria scritta: dalla pietra alla carta (Fondazione Giuseppe Lazzareschi, 2005), memorabile evento per Porcari, organizzato dalla locale Fondazione Giuseppe Lazzareschi nel febbraio del 2005, che vide esposti molti pregevolissimi manoscritti tra i quali Le Croniche di Giovanni Sercambi e La Leggenda del Volto Santo del diacono Leboino; La stampa, dalle origini all’alba del Rinascimento (Stampato in proprio, 2017), per la omonima mostra tenutasi nel 2017 nel Museo della Zecca di Lucca, curato in collaborazione con Don Rodolfo Rossi e relativo all’esposizione di incunaboli e cinquecentine, nonché di due rari globi di Mercatore, tutti conservati nella Biblioteca del Seminario Arcivescovile di Lucca. Sempre con la collaborazione di Don Rodolfo Rossi e di Umberto A. Palagi curò la pubblicazione di Memorie di Fiano: testimonianze manoscritte dei suoi parroci 1873-1951; Don Aldo Mei: martire del XX secolo: testamento integrale e altri scritti (Istituto Storico Lucchese-Sezione di Pescaglia, 2012).
L’ultimo lavoro che lo vide confrontarsi con lo studio delle fonti fu la pubblicazione della trascrizione di alcune pergamene medievali fatta da Monsignor Luigi Nanni: Carte del secolo XII estratte dall’Archivio storico diocesano di Lucca (Stampato in proprio, 2017). Il Nanni nel 1998 aveva consegnato al direttore della Biblioteca Diocesana presso il Seminario Arcivescovile di Lucca, una serie di trascrizioni manoscritte di carte tuttora conservate nel Diplomatico dell’Archivio Storico Diocesano di Lucca. Distribuite nell’arco temporale 1100-1123 assommano in totale a 173 documenti. Si tratta di carte manoscritte che si susseguono in ordine cronologico, corredate soltanto della segnatura presente al momento della loro trascrizione, collocazione, per altro non sempre coincidente con l’attuale. Non tutte le carte comprese nell’arco di tempo suddetto furono trascritte dal Nanni e la motivazione della sua scelta selettiva rimane oscura. Grazie al lavoro di Lazzari e Rossi le pergamene e le trascrizioni del Nanni sono state riprese, confrontate attentamente, corrette là dove necessario e date opportunamente alle stampe, evitando così di vanificare un pregevole lavoro avviato dal Nanni, lavoro che altrimenti sarebbe rimasto sconosciuto e quindi inutilizzato.
Moltissimi sono stati anche i contributi su pubblicazioni “minori” che qui non possiamo citare e moltissimi anche i contributi del Professore che non hanno conosciuto le stampe, come i suoi numerosi interventi nell’ambito di conferenze pubbliche. Tutti contributi offerti con estrema generosità, senza chiedere niente in cambio, perché il Professore non era geloso della sua sapienza ed era del tutto incapace di trarne un profitto materiale. Il Professore era un abilissimo ed acuto conferenziere, grazie alle sue squisite capacità oratorie.
Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo ha potuto apprezzarne non solo la grande cultura e disponibilità umana ma anche la capacità di autocritica, l’umiltà intellettuale e il senso dell’umorismo a volte dissacrante. Amava prendere bonariamente in giro i propri giovani allievi ma al tempo stesso accettava di buon grado di ricevere lo stesso trattamento e lo apprezzava molto quando era mosso da intelligenza. Chi scrive, quando a sua volta “subiva” le sue piacevoli ironie, gli rispondeva paragonandolo all’austero professore descritto da Alfredo Panzini nel racconto “Verbi transitivi e verbi intransitivi”: un severo insegnante chiedeva a uno dei suoi “peggiori” allievi cosa sperasse di fare nella sua vita visto che non sapeva neppure distinguere i verbi transitivi da quelli intransitivi. Non serviva aggiungere altro: la morale finale del racconto panziniano era ben nota al Professore. Egli rispondeva con un sorriso sornione, socchiudendo gli occhi e facendo con la testa un ripetuto segno di assenso.
Caro Professore, come epitaffio per la sua tomba vorremmo dedicarle una bellissima frase in latino, in quella lingua che tanto amò e che così bene conobbe, ma non siamo in grado di farlo. Se avessimo dovuto dedicarla a qualcun’altro senz’altro ne avremmo richiesto la composizione a lei! In alternativa, consci della nostra ignoranza, le dedichiamo una poesia del Pascoli, poesia e poeta che anche lei amava.
Addio carissimo Professore e grazie!
Dov’era l’ombra, or sé la quercia spande
morta, né più coi turbini tenzona.
La gente dice: Or vedo: era pur grande!
Pendono qua e là dalla corona
i nidietti della primavera.
Dice la gente: Or vedo: era pur buona!
Ognuno loda, ognuno taglia. A sera
ognuno col suo grave fascio va.
Nell’aria, un pianto… d’una capinera
che cerca il nido che non troverà.
Postato il 28/9/2021
Nei due brevi filmati che seguono, registrati nel 2014 per Museo Porcari, il Professore illustra Villa Grassini , già Villa Di Poggio, e Villa Andreotti, entrambe a Porcari (la seconda in frazione Padule)
Filmati aggiunti il 29/9/2021