Trieste città di confine
“La contrapposizione italo-sveva, ossia il contrasto tra i due popoli che, vicini per secoli, non avevano saputo trovare dal momento del risveglio slavo e della formazione della coscienza nazionale jugoslava la strada della comprensione e del dialogo; sfociata così in un drammatico arretramento dell’italianità adriatica, iniziato nella primavera del ’45 e ufficialmente sanzionato con il trattato di pace del febbraio 1947.
Insieme ai territori croati e sloveni annessi nel 1918, escono dalla storia d’Italia territori segnati per secoli dalla civiltà veneziana: un distacco sia politico-territoriale che etnico-culturale. Quasi tutta la popolazione italiana decide di lasciare la terra natale per psicosi, per suggestione collettiva o per un consiglio impartito dall’alto dati dalla consapevolezza della fine del tradizionale ruolo di nazione egemone, di nazione storica, svolto dagli italiani nell’Istria.
Due furono i fenomeni coincidenti: il nazionalismo jugoslavo da un lato e il comunismo di guerra dall’altro, causa dell’esodo di tanti sloveni e croati verso Trieste. Gli italiani dell’Istria e di Fiume pagano così, in isolamento e solitudine il prezzo più alto in conseguenza di una guerra perduta e delle responsabilità del nazionalismo e del fascismo tra tanta incomprensione e poca solidarietà.”
A. Ara, C. Magris Trieste un’identità di frontiera
Trieste un’identità di frontiera – A. Ara, C. Magris
«Si ammazza troppo poco» – G. Oliva
La tragedia delle «foibe» – P. Pallante
La risiera di San Sabba – F. Fölkel