Napoli
Museo di Capodimonte
Napoli
Museo nazionale di Capodimonte. La costruzione del Palazzo Reale di Capodimonte fu intrapresa nel 1738, nell’area adiacente all’omonimo Bosco dove nel 1734 Carlo di Borbone aveva deciso di creare una grande riserva di caccia e una residenza di Corte, in suggestiva posizione panoramica sul golfo e sulla città sottostante. I lavori, diretti da Giovanni Antonio Medrano, furono orientati, fin dalla fase progettuale, alla realizzazione di una struttura atta ad accogliere la ricchissima collezione farnesiana ereditata da Carlo di Borbone. L’edificio si sviluppa in senso longitudinale, attraverso la successione in asse di tre vasti cortili porticati e intercomunicanti, aperti verso l’esterno con ampi fornici; i due prospetti presentano rigorose facciate in severo stile dorico e di misurato gusto neo-cinquecentesco, ritmate da forti membrature in piperno grigio, sapientemente contrastante con il rosso napoletano delle pareti intonacate, e dalla successione di ampie finestre al piano nobile e di aperture minori agli altri livelli.
Le collezioni Farnese e borbonica costituiscono i nuclei principali del patrimonio museale di Capodimonte. L’origine della raccolta Farnese si deve all’azione politica e alle scelte culturali di Alessandro Farnese (1468-1549), che, ancora prima di diventare papa col nome di Paolo III, aveva coltivato l’interesse per il collezionismo artistico e antiquario. Nel Seicento una parte consistente della collezione fu trasferita nelle residenze ducali di Parma e Piacenza; infine Carlo di Borbone, divenuto re di Napoli nel 1734, decise di trasferire la collezione, ereditata dalla madre Elisabetta Farnese, nella capitale del suo nuovo regno. Le raccolte borboniche, dalla complessa storia costellata di commissioni, acquisti, soppressioni monastiche, legati e donazioni, testimoniano lo sviluppo della scuola napoletana dal 200 al 700. Il cospicuo patrimonio proviene in maggior parte da importanti complessi religiosi di Napoli e della sua provincia, selezionato per entrare nelle collezioni del Real Museo Borbonico (www.touringclub.it).
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Museo Cappella Sansevero
Napoli
Museo della Cappella Sansevero. Tutto qui richiama l’originale personalità del principe Raimondo Di Sangro, che nel ‘700 riempì le cronache locali per la sua fama di inventore e negromante, nonché di scienziato, letterato e Gran Maestro della massoneria. Fu lui infatti che tra il 1749 e il 1771 fece ristrutturare la cappella gentilizia (detta anche S. Maria della Pietà o Pietatella) fondata nel 1590, creando uno dei più interessanti complessi settecenteschi della città. Nell’interno, di straordinario effetto per l’equilibrio degli spazi e la cromia dei marmi sotto la volta affrescata da Francesco Maria Russo, i sepolcri furono in gran parte eseguiti seguendo il suo progetto, volto a onorare non solo la memoria dei maggiori esponenti della famiglia, ma anche quella dei massoni, attraverso la composizione di un percorso iniziatico a tappe. Sopra l’ingresso, il sepolcro di Cecco Di Sangro (Francesco Celebrano, 1766), dove si rappresenta il curioso episodio secondo il quale il defunto, creduto morto in battaglia, uscì dalla cassa sguainando la spada e terrorizzando i nemici. Al primo pilastro destro, statua dell’Educazione di Francesco Queirolo e, sotto la seconda arcata, monumento a Paolo Di Sangro di Antonio Corradini; nel vano attiguo, sepolcro di Raimondo Di Sangro, su disegno del Russo, preceduto da un tratto di pavimento con labirinto; al terzo pilastro, Sincerità del Queirolo. Precedono l’altare maggiore, con Deposizione del Celebrano che allude alla rinascita e, quindi, alla morte simbolica, l’altare commemorativo di S. Rosalia, ritratta nella scultura del Queirolo, e due tra le statue più spettacolari dell’intero complesso, frutto di una straordinaria abilità tecnica: a sinistra, la figura velata della Pudicizia del Corradini e, a destra, il Disinganno, sempre del Queirolo, assoluto capolavoro destinato al padre del principe, Antonio di Sangro. Qui il tema del velo, più volte riproposto nella cappella, viene efficacemente reso attraverso una sorprendente rete di marmo, che allude ai vizi e alle passioni nei quali l’uomo si era trovato imbrigliato nella vita terrena fino al suo ravvedimento finale nella fede e nella verità, cui si riferisce l’angelo dalla testa ardente. Al centro della navata è esposto il celebre Cristo velato, già nella cripta, capolavoro di Giuseppe Sammartino, di stupefacente verità e finezza (1753), simbolo della verità assoluta e insieme dell’ultimo grado di conoscenza massonica, e quindi, opera portante dell’intero percorso. Seguono quattro sepolcri preesistenti alla sistemazione settecentesca tra cui il monumento di Paolo di Sangro (prima cappella sinistra) di Bernardino Landini (marmi) e Giulio Mencaglia (sculture); in angolo con la facciata, Il Decoro del Corradini. Nella cripta, due macchine anatomiche settecentesche contribuirono ad accrescere la fama “esoterica” del principe.
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Milano
Pinacoteca di Brera
Milano
La Pinacoteca di Brera è tra le più importanti gallerie italiane, documenta con grande ricchezza la pittura lombarda e veneta tra il XV e il XVIII secolo. Il nucleo portante della raccolta si costituì a Milano durante il regno di Maria Teresa d’Asburgo e la dominazione napoleonica con l’incameramento di opere provenienti da enti ecclesiastici soppressi (per es. Sposalizio della Vergine di Raffaello). Nel corso del XIX e XX secolo la P. di B. si arricchì grazie a scambi e donazioni di capolavori quali il Cristo morto di A. Mantegna, la Sacra conversazione di Piero della Francesca e la Cena in Emmaus di Caravaggio, e nel secondo dopoguerra ricevette notevoli lasciti di opere di maestri contemporanei, per es. U. Boccioni, A. Modigliani, G. Morandi (Treccani).
La Pinacoteca di Brera offre gli “Appunti per una resistenza culturale”: una serie di video in cui vengono spiegate in “pillole” alcune delle opere più importanti presenti nella Pinacoteca (il Direttore ci spiega l’iniziativa).
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Museo della Scienza e della Tecnologia L. Da Vinci
Milano
Nato nel 1953, oggi è il più importante museo tecnico scientifico italiano e uno dei più importanti in Europa. Situato nel centro di Milano, è ospitato in un monastero olivetano degli inizi del ‘500.
In linea con la sua storia e identità il Museo persegue molteplici finalità:
-promuove, diffonde e rende accessibile la cultura tecnico-scientifica in tutte le sue manifestazioni, implicazioni e interazioni con altri settori del sapere e con la società, anche con riferimento alla dinamica storica e alle prospettive contemporanee e future;
– è un laboratorio di incontro, dialogo, confronto, collaborazione tra il mondo della ricerca, della produzione, i cittadini, le istituzioni, la scuola, gli altri musei, sui temi tecnico-scientifici di interesse e di dibattito comune;
– compie ricerche, acquisisce, conserva, rende accessibile, interpreta e comunica le testimonianze materiali e immateriali della scienza, della tecnologia e dell’industria con riferimento al passato e alla contemporaneità, in una prospettiva di costante aggiornamento del patrimonio museale inteso come insieme delle collezioni degli archivi e delle biblioteche;
Con i suoi 50.000 mq di estensione, il patrimonio del Museo può contare su 15.000 beni storici, 45.000 volumi nella biblioteca, 400 metri di archivio storico, 50.000 beni fotografici e audiovisivi. Le sue collezioni (15 sezioni espositive e 13 laboratori interattivi) sono divise in aree tematiche dedicate a Materiali, Trasporti, Energia, Comunicazione, Leonardo da Vinci e Nuove Frontiere (Musei Impresa).
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Pinacoteca Ambrosiana
Milano
la Pinacoteca Ambrosiana è una raccolta d’arte istituita nel 1618 a Milano dal cardinale F. Borromeo: nelle sue intenzioni la quadreria doveva contenere un fondo di opere esteticamente e moralmente esemplari per i giovani pittori che si sarebbero formati nella attigua accademia (aperta nel 1621 ma poi chiusa nel 1776). Dopo tale data la P.A. continuò a vivere, aumentando il proprio fondo di opere dalle 250 iniziali alle attuali 1.500, tra cui si ricordano il Musico di Leonardo, la Madonna del padiglione di S. Botticelli, il cartone preparatorio dell’affresco La scuola di Atene di Raffaello, la Canestra di frutta di Caravaggio, ma anche il celebre manoscritto leonardesco denominato Codice atlantico (Treccani).
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Castello Sforzesco
Milano
Il Castello Sforzesco è uno dei principali simboli di Milano e della sua storia. Fu costruito nel XV secolo da Francesco Sforza, divenuto da poco Duca di Milano, sui resti di una precedente fortificazione risalente al XIV secolo nota come Castrum Porte Jovis (Castello di porta Giovia o Zobia), e nei secoli ha subito notevoli trasformazioni. Fra il Cinquecento e il Seicento era una delle principali cittadelle militari d’Europa; restaurato in stile storicista da Luca Beltrami tra il 1890 e il 1905, ora è sede di importanti istituzioni culturali e meta turistica. È uno dei più grandi castelli d’Europa.
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Palazzo Reale
Milano
Il Palazzo Reale di Milano (già Palazzo del Broletto Vecchio) è stato per molti secoli sede del governo della città di Milano, del Regno del Lombardo-Veneto e poi residenza reale fino al 1919, quando viene acquisito al demanio diventando sede di mostre ed esposizioni.
Originariamente progettato con un sistema di due cortili, poi parzialmente demoliti per lasciare spazio al Duomo, il palazzo è situato alla destra della facciata del duomo in posizione opposta rispetto alla Galleria Vittorio Emanuele II. La facciata del palazzo, seguendo la linea dell’antico cortile, forma una rientranza rispetto a piazza del Duomo, chiamata piazzetta reale.
Di particolare importanza è la Sala delle Cariatidi al piano nobile del palazzo, che occupa il luogo dell’antico teatro bruciato nel 1776 ed è l’ambiente più significativo sopravvissuto, anche se gravemente danneggiato, al pesante bombardamento anglo-americano del 1943; ai danni causati dagli spezzoni incendiari e dai violenti spostamenti d’aria fece seguito uno stato di abbandono durato per più di due anni, fatto questo che causò al palazzo danni ben più gravi, con la perdita di buona parte degli interni neoclassici (Wikipedia).
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Museo Poldi Pezzoli
Milano
Il Museo Poldi Pezzoli è una casa museo situata nella centrale via Manzoni a Milano; fu interamente creato dal conte Gian Giacomo Poldi Pezzoli (1822-1879) che, mediante disposizione testamentaria del 1871, aveva provveduto a costituire una Fondazione artistica Poldi-Pezzoli che raccogliesse in perpetuo le opere d’arte da lui stesso collezionate e che si trovassero nell’abitazione all’epoca della sua morte. La fondazione autonome venne poi eretta in Ente morale con Regio Decreto nel 1887. Il museo è ospitato a pochi passi dal Teatro alla Scala all’interno del palazzo Moriggia dalla Porta, poi Poldi-Pezzoli, acquistato nel 1800 dai precedenti proprietari marchesi Moriggia.
Il museo Fa parte del circuito delle “Case Museo di Milano” ed espone opere di numerosi artisti, fra i quali: Perugino, Piero della Francesca, Sandro Botticelli, Antonio Pollaiolo, Giovanni Bellini, Michelangelo Buonarroti, Pinturicchio, Filippo Lippi, Andrea Mantegna, Jacopo Palma il Vecchio, Francesco Hayez, Giovanni Battista Tiepolo, Alessandro Magnasco, Jusepe de Ribera, Canaletto, Lucas Cranach il Vecchio, Luca Giordano (Wikipedia).
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Museo Bagatti Valsecchi
Milano
Il Museo Bagatti Valsecchi è una dimora storica ubicata nel cuore del quartiere Montenapoleone, al centro di Milano, nel palazzo denominato “Palazzo Bagatti Valsecchi”, acquistato dalla Regione Lombardia nel 1975. È fra le più importanti e meglio conservate case museo d’Europa e fa parte da ottobre 2008 del circuito “Case Museo di Milano” (Wikipedia).
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GAM Galleria d’Arte Moderna
Milano
La Galleria d’Arte Moderna Milano (detta anche GAM) è la più importante collezione lombarda di opere dell’Ottocento. Si trova nella Villa Reale, in via Palestro 16 a Milano; fa capo alla Direzione Centrale Cultura del Comune di Milano ed è parte delle Civiche Raccolte d’arte del Comune di Milano (Wikipedia).
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Duomo di Milano (la Cattedrale di Milano)
Milano
La costruzione del Duomo di Milano inizia nel 1386 e termina nel 1965, nello stesso luogo in cui si trovava la Basilica di San Ambrogio sin dal V secolo dC. alla quale è stata aggiunta nell’ 836 la Basilica di Santa Tecla, distrutte entrambe da un incendio nel 1075. La costruzione della Cattedrale di Milano è iniziata sotto il comando di Gian Galeazzo Visconti con l’obiettivo di rinnovare l’area e celebrare la politica di espansione territoriale dei Visconti.
La costruzione della Cattedrale si è svolta in un periodo di cinque secoli durante i quali diversi architetti, scultori e artisti hanno fatto il loro contributo professionale nella famosa “Fabbrica del Duomo“, che fu un’istituzione composta da 300 dipendenti guidata dall’architetto Simone da Orsenigo. Galeazzo concesse alla Fabbrica l’uso esclusivo del marmo della cava di Candoglia (video) e l’esonero dal pagamento delle tasse.
Nel 1389, il francese Nicolas de Bonaventure viene nominato architetto capo e dà alla cattedrale una forte impronta gotica. Così, l’esterno della Cattedrale fu coperto di marmo bianco rosa così come la cima che culmina con un’infinità di pinnacoli e torri coronate da statue che contemplano la città. Giuseppe Perego scolpì una statua di rame d’oro nel 1774 che si trovava nel punto più alto del tempio, conosciuta come la Madonnina (video) e divenuta poi il simbolo di Milano.
Questo imponente progetto portò ad un lavoro architettonico unico, che fonde lo stile gotico internazionale con l’architettura lombarda.
Contrariamente a quanto si può pensare, nonostante le grandi dimensioni, l’interno del Duomo di Milano è incredibilmente accogliente. Non passano inosservate le belle vetrate (video) che rappresentano scene della Bibbia, riflettendo una luce eterea sul pavimento della chiesa. Attualmente è possibile scendere la scalinata in marmo fino ad arrivare al Tesoro della Cattedrale per vedere e apprezzare gli oggetti paleocristiani e romanici che qui si trovano. È anche possibile salire sul tetto del duomo per ammirare una spettacolare vista della città.
Il Duomo di Milano con i suoi 45 metri di altezza è appena superato nelle dimensioni dalla Cattedrale di Beauvais con i suoi 48 metri di altezza. La Cattedrale di Milano, meglio conosciuta come Duomo di Milano, è una chiesa impressionante che ha cinque navate, una centrale e quattro laterali, con circa quaranta pilastri ed è anche attraversata da un transetto seguito dal coro e dall’abside. La navata centrale ha un’altezza di 45 metri e la sua costruzione è stata fatta in mattoni coperti di marmo.
La Cattedrale di Milano è lunga 157 metri di lunghezza, si estende su una superficie di 11.700 m2 e ha una capacità di oltre 40.000 persone.
La Cattedrale di Milano è una grande chiesa composta da grandi pannelli in marmo scuro dove è possibile ammirare lo stile stilizzato e spazioso con lunghe colonne di marmo e statue intagliate che raggiungono il soffitto. Tra queste colonne sono appesi grandi immagini che rappresentano diverse scene religiose. Inoltre è possibile vedere gli scheletri di diversi santi vestiti con i loro migliori abiti. Tra gli elementi più suggestivi ci sono le sue belle vetrate e la statua dell’Apostolo Bartolomeo (video).
Molto vicino al Duomo di Milano si trova la Basilica di Santa Maria delle Grazie nel cui refettorio si può ammirare l’affresco de l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci (video), una delle opere più note dell’artista vinciano (Milan Museum).
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Città del Vaticano
Musei Vaticani
Città del Vaticano
Musei Vaticani. Complesso museale tra i più importanti al mondo, ospita una collezione vastissima, con reperti dall’epoca egiziana al tardo Rinascimento, fino all’arte contemporanea. I M.V. comprendono, tra l’altro: il Museo Gregoriano Egizio, il Museo Gregoriano Etrusco, la Pinacoteca, le Stanze di Raffaello, la Cappella Sistina. Primo nucleo del complesso fu la raccolta di sculture formata da Giulio II all’inizio del XVI secolo ed esposta nel cosiddetto Cortile delle Statue, oggi Cortile Ottagono. Nella loro forma di raccolte artistiche ordinate in appositi edifici accessibili al pubblico, i M.V. hanno invece origine nel XVIII secolo grazie all’opera di Clemente XIV e Pio VI. L’attività di raccolta e razionalizzazione fu poi portata avanti dai successivi pontefici (Pio VII, per es., fondò il Museo Chiaramonti) (Treccani).
I Musei Vaticani aprono al pubblico il loro ampio catalogo on-line e una mappa per seguire le opere in prestito temporaneo in numerose istituzioni estere. Sette i tour virtuali proposti sul sito www.museivaticani.va: dalla Cappella Sistina (nota) al Museo Pio Clementino (nota), dal Museo Chiaramonti (nota) al Braccio Nuovo (nota), dalle Stanze di Raffaello (nota) alla Cappella Niccolina (nota), fino alla Sala dei Chiaroscuri (nota). Il cyber-visitatore può esplorare ciascuno di questi ambienti, muovendosi in ogni direzione e focalizzandosi sui particolari anche minimi delle singole opere, riprodotte ad alta definizione.
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Necropoli Vaticana
Città del Vaticano
L’area archeologica della Necropoli vaticana è un eccezionale esempio di un antico sepolcreto romano. La parola necropoli, dal greco necròs (morto) e pòlis (città), indica una “città per i defunti”. Poiché la legge romana vietava di cremare e seppellire i defunti all’interno delle città per ragioni di sicurezza e di igiene, troviamo aree cimiteriali lungo le strade al di fuori del centro urbano. Il passaggio dei viaggiatori alimentava il ricordo dei defunti, ma era soprattutto l’attività dei vivi che era ben presente nelle necropoli: attraverso particolari pratiche e riti funerari gli antichi romani mantenevano il legame con i propri cari scomparsi e stabilivano un contatto con l’Aldilà. Tutte queste attività sono particolarmente documentate nella necropoli che si è sviluppata lungo il tratto della Via Triumphalis prossimo alla città.
Dal margine di questa via, che costeggiava il colle vaticano, le tombe si distribuivano lungo le pendici collinari su vari terrazzamenti. Il paesaggio era caratterizzato da una grande varietà di sepolture, collettive e individuali, da viottoli e piazzole, spesso utilizzate per le cerimonie legate al culto dei morti. Si tratta di un sito archeologico unico per l’ottimo stato di conservazione dei reperti e di grande interesse per approfondire la conoscenza delle pratiche funerarie pagane. In molti casi sono state ritrovate le stele funerarie iscritte che chiariscono le identità dei defunti e le loro storie individuali, spesso di personaggi della media e bassa società della Roma imperiale (dal sito internet dei Musei Vaticani).
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Roma
Galleria Borghese
Roma
Il Museo Galleria Borghese custodisce ed espone una collezione di sculture, bassorilievi e mosaici antichi, nonché dipinti e sculture dal XV al XIX secolo. Tra i capolavori della raccolta, il cui primo e più importante nucleo risale al collezionismo del cardinale Scipione (1579-1633), nipote di Papa Paolo V, ci sono opere di Caravaggio, Raffaello, Tiziano, Correggio, Antonello da Messina, Giovanni Bellini e le sculture di Gian Lorenzo Bernini e del Canova.
Le opere sono esposte nelle 20 sale affrescate che, insieme con il portico e il Salone di ingresso, costituiscono gli ambienti del Museo aperti al pubblico. Oltre 260 dipinti sono custoditi nei Depositi della Galleria Borghese, collocati sopra il piano della Pinacoteca e allestiti come una quadreria. I Depositi della Galleria Borghese sono visitabili su prenotazione (dal sito internet del Museo).
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Musei Capitolini
Roma
Musei Capitolini. Complesso museale di Roma che custodisce una delle più antiche collezioni del mondo, il cui nucleo è rappresentato da un gruppo di statue bronzee che Sisto IV donò nel 1471 al popolo romano. La collezione si è poi accresciuta nei secoli con donazioni di altri papi e, dopo il 1870, con materiali provenienti da scavi eseguiti in aree del comune. Aperti al pubblico dal 1734, i M.C. comprendono, tra l’altro: il Museo Capitolino, il Museo dei Conservatori, l’Appartamento dei Conservatori, la Pinacoteca Capitolina con annesso il medagliere, l’Antiquarium comunale. A partire dal 1997, lavori di ristrutturazione e valorizzazione hanno ampliato i locali museali, dando vita a un percorso molto articolato (Treccani).
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Galleria Nazionale d’Arte Moderna
Roma
Galleria nazionale d’arte moderna (GNAM) Complesso museale romano, che ospita un’importante collezione d’arte del XIX e XX secolo (oltre 5.000 opere). Fondata nel 1883 come organismo statutario, la GNAM aveva il compito istituzionale di offrire un panorama dell’arte della nuova nazione. Nel secondo dopoguerra la GNAM visse un’importante svolta, aprendo verso il moderno con acquisizioni di opere di A. Burri, L. Fontana, P. Manzoni o di lasciti (G. Balla, G. De Chirico, R. Guttuso) e verso l’arte internazionale (P. Mondrian, J. Pollock ecc.). Molto importante la sezione dedicata a movimenti quali l’arte povera e la transavanguardia (Treccani).
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Palazzo del Quirinale
Roma
Il Palazzo del Quirinale è un palazzo storico di Roma, posto sull’omonimo colle e affacciato sull’omonima piazza; essendo dal 1870 la residenza ufficiale del Re d’Italia e dal 1946 del Presidente della Repubblica Italiana, è uno dei simboli dello Stato italiano (Wikipedia).
I tour virtuali del Quirinale permettono ai visitatori di entrare con il loro tablet, smartphone o computer nel Palazzo del Quirinale, nei giardini o nel parco di Villa Rosebery, percorrendo gli ambienti attraverso le immagini immersive.
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Parco Archeologico del Colosseo
Roma
L’anfiteatro Flavio fu chiamato Colosseo nel Medioevo a causa delle sue dimensioni colossali. Secondo altri, ma con minore probabilità, l’edificio attirò a sé il nome del vicino colosso bronzeo di Nerone, il quale scomparve durante le invasioni barbariche.
Il monumento fu eretto nel luogo dove, al tempo di Nerone, un laghetto raccoglieva le acque delle colline circostanti; lo iniziò Vespasiano verso il 75 d. C. e lo inaugurò Tito nell’80. Domiziano aggiunse l’ultimo ordine di gradinate e impiantò vasti magazzini al disotto dell’arena, la quale, al tempo di Tito, doveva essere costituita da un piano uniforme poiché egli vi dette anche delle battaglie navali. L’arena misura m. 76 × 46 e la cavea è profonda m. 36; tutto l’edificio raggiunge l’altezza di m. 57, ripartita in quattro ordini architettonici, tre costituiti da archi a giorno e il quarto da un attico con piccole finestre rettangolari. Su alcune mensole sporgenti al disotto della cornice poggiavano i travi, che sorreggevano l’ampio velario (video), destinato a riparare gli spettatori dal sole.
Nella costruzione del monumento furono adoperati varî materiali: il travertino nei piloni degli archi e nella facciata esterna; il tufo nella vasta ingabbiatura che sosteneva le arcate interne; il mattone nelle volte dei meniani e delle gradinate. I primi gradini erano divisi dall’arena per mezzo di un alto muro, che doveva riparare gli spettatori dagli assalti delle belve. I calcoli più ragionevoli dànno all’edificio una capacità massima di 45.000 spettatori. Un sistema di organizzazione perfetto, le numerose scale e gli ampî corridoi, permettevano il rapido afflusso e deflusso del pubblico.
Gli spettacoli che abitualmente si davano nell’anfiteatro erano i ludî gladiatori e le venationes. Tra i ludi più sontuosi dati nel Colosseo vanno ricordati: quello inaugurale sotto Tito, durato più giorni di seguito, nel quale in un solo giorno furono uccise 5000 bestie; i ludi celebrati nel 249 dall’imperatore Filippo per festeggiare il primo millenario della fondazione di Roma; altri grandi spettacoli si ebbero sotto Probo e sotto i Gordiani. Le belve destinate alle cacce e alle giostre venivano chiuse entro piccole celle nei corridoi sottostanti all’arena, donde, per mezzo di piani inclinati e di montacarichi, venivano portate fuori nell’arena. Un ampio corridoio, situato ad uno degli estremi dell’asse maggiore in relazione con la porta libitinaria, serviva per portare via i cadaveri degli uomini e degli animali uccisi. Agli estremi dell’asse minore erano due palchi speciali, riservati uno alla famiglia imperiale e l’altro alle vestali, ai grandi magistrati e ai sacerdoti maggiori. L’imperatore aveva un ingresso particolare sotterraneo, in comunicazione col Palatino. Sulla disposizione delle gradinate interne e specialmente di quelle del quarto ordine, i pareri degli studiosi sono discordi: alcuni fanno terminare il monumento con un porticato di colonne di cipollino e granito, ponendovi nell’interno il maenianum summum in ligneis ricordato dal Cronografo dell’anno 354; altri abbassano il portico di alquanto, immaginando al disopra una terrazza scoperta per i poveri che assistevano agli spettacoli in piedi. Tutta questa parte alta mostra aver subito un forte restauro, forse dopo il 217, quando il Colosseo fu danneggiato da un incendio. Con il prevalere del cristianesimo gli spettacoli perdettero d’importanza, finché i ludi gladiatorii, per decreto di Onorio, scomparvero nel 404, mentre le venationes non cessarono del tutto che verso la metà del sec. VI.
Due violenti terremoti iniziarono la rovina del Colosseo: un primo nel 442, che costrinse gl’imperatori Teodosio II e Valentiniano III a copiosi restauri, e un secondo verso il 508. Ma la rovina maggiore avvenne nel famoso terremoto di Leone IV (851), allorquando caddero due interi ordini di arcate nella parte che guarda il Celio; da allora i massi caduti servirono per le nuove costruzioni romane, finché nel sec. XIV troviamo atti ufficiali che certificano lo spoglio sistematico delle rovine, durato ininterrotto fino al secolo XVII. Si fecero belli delle spoglie del colosso il palazzo di Venezia, il palazzo Barberini, il palazzo Farnese, il ponte Flaminio, il porto di Ripetta e parte dei Palazzi Capitolini. Nello stesso tempo, alcune congregazioni religiose, come la Compagnia del Salvatore, la Compagnia della Passione, e la Compagnia della Jerusalem si stabilivano fra gli oscuri archi per celebrare nell’arena le loro cerimonie in memoria dei martiri cristiani ivi esposti alle belve, tra i quali il più insigne fu S. Ignazio Antiocheno.
Nel sec. XIX, ritornato l’amore per le antiche vestigia di Roma, il monumento fu oggetto di particolari restauri da parte dei papi: Pio VII, Leone XII, Gregorio XIV, e da ultimo Pio IX, i quali con poderosi muri di rinforzo arginarono i blocchi pericolanti, e ridettero la completa stabilità alle arcate del monumento (Treccani).
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Pantheon
Roma
Pantheon. Il Pantheon (in greco antico: Πάνθεον [ἱερόν], Pántheon [hierón], «[tempio] di tutti gli dei»), in latino classico Pantheum, è un edificio della Roma antica situato nel rione Pigna nel centro storico, costruito come tempio dedicato a tutte le divinità passate, presenti e future. Fu fondato nel 27 a.C. dall’arpinate Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto. Fu fatto ricostruire dall’imperatore Adriano tra il 120 e il 124 d.C., dopo che gli incendi dell’80 e del 110 d.C. avevano danneggiato la costruzione precedente di età augustea.
È composto da una struttura circolare unita a un portico in colonne corinzie (otto frontali e due gruppi di quattro in seconda e terza fila) che sorreggono un frontone. La grande cella circolare, detta rotonda, è cinta da spesse pareti in muratura e da otto grandi piloni su cui è ripartito il peso della caratteristica cupola emisferica in calcestruzzo che ospita al suo apice un’apertura circolare detta oculo, che permette l’illuminazione dell’ambiente interno. L’altezza dell’edificio calcolata all’oculo è pari al diametro della rotonda, caratteristica che rispecchia i criteri classici di architettura equilibrata e armoniosa. A quasi due millenni dalla sua costruzione, la cupola intradossata del Pantheon è ancora oggi una delle cupole più grandi di tutto il mondo, e nello specifico la più grande costruita in calcestruzzo romano.
All’inizio del VII secolo il Pantheon è stato convertito in basilica cristiana chiamata Santa Maria della Rotonda o Santa Maria ad Martyres, il che gli ha consentito di sopravvivere quasi integro alle spoliazioni inflitte dai papi agli edifici della Roma classica. Gode del rango di basilica minore ed è l’unica basilica di Roma oltre a quelle patriarcali ad avere ancora un capitolo. Gli abitanti di Roma lo chiamavano popolarmente la Rotonna (“la Rotonda”), da cui derivano anche il nome della piazza e della via antistanti.
È una proprietà del demanio italiano gestito dal MiBAC; nel 2017 ha fatto registrare 8 012 861 visitatori, risultando il sito museale statale italiano più visitato; dal marzo del 2015 è in gestione del Polo Museale del Lazio (Wikipedia).
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Via Appia Antica
Roma
Via Appia. La via Appia era una strada romana che collegava Roma a Brundisium (Brindisi), uno tra i più importanti porti dell’Italia antica, un porto da cui iniziavano le rotte commerciali per la Grecia e l’Oriente. Considerata dai Romani la regina viarum (regina delle strade), è universalmente ritenuta, in considerazione dell’epoca in cui fu realizzata (fine IV – III sec. a.C.), una delle più grandi opere di ingegneria civile del mondo antico per l’enorme impatto economico, militare e culturale che essa ha avuto sulla società romana.
Larghi tratti della strada, particolarmente nel suburbio della città di Roma, sono ancora oggi conservati e percorribili nonché meta del turismo archeologico (Wikipedia).
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Mercati di Traiano
Roma
I Mercati di Traiano costituiscono un esteso complesso di edifici di epoca romana nella città di Roma, sulle pendici del colle Quirinale. Dal 2007 ospitano il “Museo dei Fori Imperiali”.
Il complesso, che in origine si estendeva anche oltre i limiti dell’attuale area archeologica, in zone oggi occupate da palazzi moderni, era destinato principalmente a sede delle attività amministrative collegate ai Fori Imperiali, e solo in misura limitata a attività commerciali, che forse si svolgevano negli ambienti aperti ai lati delle vie interne.
Il complesso sorse contemporaneamente al Foro di Traiano, agli inizi del II secolo, per occupare e sostenere il taglio delle pendici del colle Quirinale, ed è separato dal Foro per mezzo di una strada basolata. Riprende la forma semicircolare dell’esedra del foro traianeo e si articola su ben sei livelli.
Le date dei bolli laterizi sembrano indicare che la costruzione risalga in massima parte al regno di Traiano e forse è da attribuire al suo architetto, Apollodoro di Damasco, sebbene sia possibile che il progetto fosse già stato concepito sotto Domiziano, alla cui epoca potrebbe essere attribuito almeno l’inizio dei lavori di sbancamento (Wikipedia).
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Museo dell’Ara Pacis
Roma
Ara Pacis Augustae. È l’altare che il Senato romano volle s’innalzasse alla Pace, nel momento in cui Augusto, tornando dalla Spagna e dalle Gallie, parve aver definitivamente posto sotto la tutela di questa dea il mondo (4 luglio del XIV a.C .). Il monumento fu costruito nel Campo Marzio, sui margini della via Flaminia, e fu dedicato il 30 gennaio del IX a.C con solenni cerimonie alle quali intervenne tutta la famiglia imperiale, con i più alti personaggi del sacerdozio e del governo. L’altare vero e proprio s’innalzava sopra una piattaforma di tre gradini, entro un recinto quadrilatero (di m. 11,625 per 10.655), che aveva due porte sui lati opposti (larghe m. 3,60), ed era forse, a sua volta, racchiuso da portici.
Questo recinto, muro marmoreo di m. 4,50 circa di altezza, interamente coperto di finissime decorazioni, formava una cornice di bellezza e ricchezza incomparabili. All’esterno la parte inferiore di esso era ornata da un motivo a girali animati da figure di uccelli e d’insetti; nella parte superiore, sulle pareti laterali era riprodotto nel marmo lo stesso corteo che nel giorno della dedicazione si era recato a rendere omaggio alla Pace, e a fianco degl’ingressi erano invece scolpiti quadri con figure e scene allusive alle origini, alla potenza, alla perenne felicità di Roma: Enea che sacrifica ai Penati, Romolo e Remo nel Lupercale, la Tellus fra le Aurae, Roma in mezzo a personificazioni allegoriche. Nell’interno poi si svolgeva un grandioso festone di fiori e di frutta, sospeso a bucranî, al disopra di uno zoccolo ornato di semplici, profonde strigilature. Le due parti, inferiore e superiore, di questa decorazione erano separate tra loro da un meandro, e in basso e in alto erano completate da cornici di base e di coronamento; alle quali ultime, con ogni probabilità, si sovrapponevano agli angoli eleganti acroterî.
I resti dell’Ara Pacis esistono sotto il palazzo Peretti-Ottoboni Fiano, ora Almagià, al corso Umberto I, presso S. Lorenzo in Lucina, alla profondità di m. 6 circa, incorporati in gran parte entro le fondazioni, e coperti da una abbondantissima falda di acqua. Si esplorarono sistematicamente nel 1903, ma lo scavo fu dovuto sospendere, per le enormi difficoltà derivanti dalle cause sopra indicate: si ricavò tuttavia da esso una conoscenza abbastanza precisa della planimetria del monumento. Si scoprirono inoltre molti pezzi scolpiti, soprattutto del recinto, che, tranne uno rimasto sul posto, ora si trovano al Museo Nazionale Romano, insieme con la maggior parte di quelli venuti alla luce nei lavori di sottofondazione eseguiti nel 1859.
Quanto possediamo di questo monumento fu scoperto nel 1568, ed è disperso tra la Galleria degli Uffizî, il Museo Vaticano, il Museo del Louvre e Villa Medici; una testa è al Museo Barracco, e un’altra a Vienna in mani private, ambedue provenienti dal trovamento del 1859.
L’Ara Pacis è la prima grande espressione dell’arte romana; ed è una di quelle opere che, se non hanno raggiunto la perfezione, hanno lasciato tuttavia una traccia indelebile nel cammino successivo (Treccani).
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Museo Napoleonico
Roma
Il Museo napoleonico di Roma è un museo storico dedicato ai cimeli napoleonici, principalmente derivanti dalla collezione del conte Giuseppe Primoli, donata alla città di Roma nel 1927 (Wikipedia).
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Musei di Villa Torlonia
Roma
I due Musei di Villa Torlonia sono il Casino Nobile e la Casina delle civette e fanno parte del Sistema dei Musei in Comune di Roma. Il Casino Nobile deve il suo aspetto all’intervento, intorno al 1802, di Giuseppe Valadier, seguito, tra il 1835-40, da quello di Giovan Battista Caretti che aggiunse il maestoso pronao della facciata. Molti pittori lavorarono alla sua decorazione, quali Podesti e Coghetti, oltre a scultori e stuccatori della scuola di Thorvaldsen e Canova. Quando, dal 1925 al 1943, la Villa fu data in affitto a Benito Mussolini, che l’adibì a sua residenza privata, nel piano interrato furono costruiti un rifugio antigas ed un bunker antiaereo (video), visitabili su prenotazione. L’edificio restaurato ospita nei due piani di rappresentanza il Museo della Villa, con sculture e arredi d’epoca. Al secondo piano è situato il Museo della Scuola Romana, con dipinti, sculture e disegni degli artisti di quella corrente, considerata tra le più interessanti e vitali della ricerca figurativa nel periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale, corrente nota anche con il nome di Scuola di via Cavour.
L’attiguo Casino dei Principi, dove è consultabile l’Archivio della Scuola Romana, ricchissimo di documenti, ospita periodicamente mostre temporanee.
La Casina delle civette spicca per la sua originalità. Ideata nel 1839 dall’architetto Giuseppe Jappelli come “Capanna svizzera”, fu trasformata agli inizi del Novecento in eclettico villino, residenza del principe Torlonia. Il suo nome è legato al ricorrere di elementi decorativi ispirati al tema della civetta. Le numerose vetrate policrome presenti sono state realizzate in gran parte da Cesare Picchiarini tra il 1910 e il 1925, su disegni di Duilio Cambellotti, Umberto Bottazzi, Vittorio Grassi e Paolo Paschetto.
Dall’apertura al pubblico, nel 1997, come spazio museale, la collezione originaria della Casina è stata arricchita con vetrate degli stessi autori e con disegni, bozzetti e cartoni preparatori (Wikipedia).
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Firenze
Galleria degli Uffizi
Firenze
La Galleria degli Uffizi di Firenze è uno dei musei più famosi del mondo. Grazie alle sue straordinarie collezioni di dipinti e di statue antiche è la principale attrazione turistica a Firenze. Gli Uffizi ospitano un grande patrimonio artistico, che comprende migliaia di quadri dall’epoca medievale a quella moderna, un gran numero di sculture antiche, di miniature.
Le sue raccolte di dipinti del Trecento e del Rinascimento contengono alcuni capolavori assoluti dell’arte di tutti i tempi. Tra gli artisti che con le loro opere hanno contribuito ad impreziosire la Galleria degli Uffizi possiamo ricordare Giotto, Simone Martini, Beato Angelico, Piero della Francesca, Botticelli, Filippo Lippi, Mantegna, Correggio, Raffaello, Michelangelo, Leonardo, Caravaggio.
All’interno troviamo anche opere di artisti tedeschi, olandesi e fiamminghi. Tra questi: Dürer, Rembrandt, Rubens.
La Galleria degli Uffizi è situata all’ultimo piano del grande edificio costruito tra nella metà del XVI secolo su progetto di Giorgio Vasari. In principio il palazzo era destinato ad accogliere gli uffici amministrativi e giudiziari (Uffizi) dello Stato fiorentino. Fu realizzata per volontà del granduca Francesco I e arricchita grazie al contributo della famiglia Medici. Successivamente la galleria degli Uffizi fu riordinata e ampliata sotto la dinastia dei Lorena, succeduti ai Medici, e in seguito dallo Stato italiano.
Si deve allo stesso Vasari la costruzione di una galleria aerea che, passando sopra Ponte Vecchio e la chiesa di Santa Felicita (video), collega la Galleria degli Uffizi con nuova residenza medicea di palazzo Pitti e termina nel giardino di Boboli (video).
Il Corridoio Vasariano è un corridoio sospeso realizzato nel 1565 dal Vasari e collega l’edificio degli Uffizi con Palazzo Vecchio (video) e con Palazzo Pitti (video). Nel Corridoio Vasariano (video) sono esposte importanti raccolte di dipinti del Seicento. Sono inoltre ospitate altre importanti raccolte: la Collezione Contini Bonacossi e il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (da www.firenze-online.com).
La Galleria degli Uffizi ha organizzato delle “ipervisioni”, mostre virtuali dei capolavori della collezione. Scopri i capolavori delle nostre collezioni e la loro storia, navigando tra gli spunti suggestivi e le immagini ad alta definizione delle mostre virtuali proposte dal nostro staff.
Con il tour virtuale e il progetto IperVisioni, che permette di scoprire specifici percorsi espositivi con tanto di foto delle opere in alta definizione e correlate didascalie. Sempre all’interno di IperVisioni è possibile accede alla sezione Fabbrica delle storie dove la narrazione di opere famose della collezione avviene sotto forma di podcast, unendo informazioni storico-artistiche con esperienze personali dei diversi narratori selezionati.
Il complesso museale di Firenze ha lanciato un’iniziativa social molto interessante di storia dell’arte. Ogni giorno, infatti, il profilo Facebook del museo pubblica delle foto e dei video con tutti i dettagli delle opere custodite.
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Galleria Palatina
Firenze
Palazzo Pitti. Complesso museale fiorentino, sito nell’omonimo palazzo, che fu residenza dei granduchi di Toscana. P.P. comprende: la Galleria Palatina, che espone le opere delle collezioni d’arte dei Medici con capolavori di Raffaello, Tiziano, Caravaggio, Pietro da Cortona ecc. disposti secondo la moda delle quadrerie antiche; il […] [Tesoro dei Granduchi (già noto come Museo degli Argenti (video)]; la Galleria del costume, fra i più importanti musei di storia della moda. P.P., iniziato probabilmente da F. Brunelleschi, fu poi ampliato da B. Ammannati (1570). Il complesso comprende anche il bellissimo Giardino di Boboli, prototipo del giardino all’italiana (Treccani).
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Museo del Bargello
Firenze
Il Museo del Bargello, situato nel centro storico di Firenze, si trova nell’ imponente Palazzo del Bargello, detto anche Palazzo del Popolo. Il palazzo, la cui costruzione iniziò nel 1255, nel corso dei secoli ha ospitato il Capitano del Popolo di Firenze, il Podestà, il Consiglio di Giustizia e nel 1574 divenne la sede del “bargello” ovvero del Capitano di Giustizia. Per circa tre secoli il palazzo fu adibito a carcere.
Il palazzo tra il XIV ed il XV secolo ha subito numerose modifiche ed ampliamenti che hanno alterato la sua struttura originale, ma non hanno tuttavia modificato il suo aspetto imponente e severo, ancora oggi ben evidente nel bel cortile, nel balcone e nel grande salone al primo piano. Una scala coperta, costruita nel XIV secolo, porta alla loggia superiore. I muri del cortile sono coperti con dozzine di scudi dei vari Podestà e Giudici di Ruota.
Dal 1859 il palazzo ospita il Museo Nazionale (il primo museo nazionale nell’Italia unita) che riunisce molte importanti sculture del Rinascimento ed alcune opere di artisti minori di vari periodi, incluso capolavori di Donatello, Luca della Robbia, Verrocchio, Michelangelo e Cellini. Il museo fu successivamente arricchito con splendide collezioni di bronzi, maioliche, cere, smalti, medaglie, sigilli, avori, arazzi, mobili e tessuti provenienti dalle collezioni del Medici ed alcuni oggetti di collezioni private. Per gli amanti del Rinascimento, il Bargello sta alla scultura come gli Uffizi alla pittura.
Il maestoso ingresso al museo presenta decorazioni araldiche alle pareti con gli scudi dei Podestà (XIII-XIV secolo). Da qui si entra nel cortile all’ aperto che ha una forma irregolare molto particolare. Diversi scudi dei Podestà che si trovano qui e sotto il portico sono le insegne dei quartieri e dei distretti della città. Alcune statue del XVI secolo di Bandinelli, Ammannati, Giambologna e Danti, sono situate a ridosso delle pareti.
Il cortile conduce ad un ingresso con una collezione di sculture del XIV secolo, inclusi dei lavori di Nicola Pisano.
La sala più vicina alle scala ospita importanti lavori di Michelangelo, come il Bacco (1470) e l’ Apollo (1530). Vi sono anche opere del Giambologna, Cellini, Ammannati e Sansovino, che fece una sua versione del Bacco in competizione con Michelangelo. Il busto di bronzo di Cosimo I del Cellini è ospitato in questa stessa sala.
La scala all’ aperto conduce alla Loggia, arricchita con varie opere di artisti del XVI secolo incluso i graziosi animali in bronzo realizzati per il giardino della Villa Medicea di Castello.
La prima sala sulla destra, una volta Salone del Consiglio Generale, è adesso detta la Sala di Donatello e contiene molte opere dell’ artista, tra cui il San Giorgio (1416) realizzata per la nicchia di Orsanmichele, […] il David in marmo (1408) ed il David in bronzo (1430), il primo elegante nudo del Rinascimento.
Il museo ospita anche una collezione di lavori in oro e smalti realizzati tra il Medioevo ed il XVI secolo, così come sigilli e vari oggetti in metallo, rare sculture in avorio dai tempi antichi fino al XV secolo, sculture di terracotta invetriata di Giovanni e Andrea della Robbia, busti del Verrocchio, sculture di Mino da Fiesole e del Pollaiolo e oggetti militari dal Medioevo al XVII secolo. Il museo presenta inoltre begli arazzi nella Sala della Torre e lavori di artisti come Pisanello, Cellini, Michelozzo e altri (www.visitflorence.com).
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Palazzo Davanzati
Firenze
Conosciuto anche come Museo della Casa Fiorentina Antica, il Museo di Palazzo Davanzati è stato inaugurato come museo statale nel 1956.
Il Palazzo, antica dimora trecentesca della famiglia dei Davizzi, mercanti e banchieri, prospetta la sua imponente facciata sull’omonima piazza, un tempo popolata da antiche case-torri. Proprio dall’accorpamento di alcune case-torri e di altre proprietà dei Davizzi, alla metà circa del Trecento venne costruito il Palazzo, che prese però il nome da un’altra famiglia, i Davanzati, che l’acquistarono nel 1578 arricchendone la facciata con un grande stemma rappresentante l’arme del proprio casato. Essi l’abitarono fino al 1838, anno della tragica morte dell’ultimo erede Carlo.
Il Palazzo fu acquistato nel 1904 dall’antiquario Elia Volpi, che lo inaugurò nel 1910 come Museo della Casa Fiorentina Antica, esempio del gusto di una “fiorentinità” ricercata da italiani e stranieri.
Il Palazzo ha vissuto la prima metà del secolo scorso tra vendite, acquisti e fallimenti di antiquari, fino all’acquisizione da parte dello Stato italiano che lo riaprì come museo pubblico, conferendogli lo stesso carattere della rievocazione dell’antica casa, allestendolo con opere provenienti dai depositi delle Gallerie fiorentine e da acquisti e doni. Varie e interessanti sono le diverse collezioni del Museo: sculture, dipinti, mobili, maioliche, merletti, oggetti d’uso, etc.
L’ampia loggia d’ingresso immette nel suggestivo cortile che consente l’accesso ai piani superiori. In ciascun piano gli ambienti si susseguono secondo un identico schema: la sala madornale, corrispondente alla lunghezza della facciata, la sala da giorno, lo studiolo e la camera da letto, con soffitti lignei decorati e pitture murali a finte tappezzerie insieme a vedute su giardini e a un ciclo figurato. Gli ambienti domestici – gli agiamenti (gabinetti), presenti in tutti i piani, e la cucina al terzo piano – testimoniano gli agi delle famiglie signorili che abitarono anticamente questo magnifico e singolare esempio di casa medievale a Firenze (www.bargellomusei.beniculturali.it).
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Galleria dell’Accademia
Firenze
La nascita della Galleria dell’Accademia risale al 1784, quando il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo riorganizzò l’Accademia delle Arti del Disegno, fondata nel 1563 da Cosimo I de’ Medici, nella moderna Accademia di Belle Arti. La nuova istituzione occupò i locali del trecentesco Ospedale di San Matteo e quelli del convento di San Niccolò di Cafaggio. Il museo si arricchì con le soppressioni delle chiese e dei conventi ordinate da Pietro Leopoldo nel 1786 e da Napoleone Bonaparte nel 1810. L’evento decisivo per la storia del museo fu il trasferimento del David di Michelangelo (video sui restauri con commento in inglese) da Piazza della Signoria nell’agosto 1873. La scultura più celebre del mondo attese nove anni, custodita in una cassa di legno, la conclusione della costruzione della Tribuna progettata dall’architetto Emilio De Fabris per accoglierla. L’odierna Galleria dell’Accademia fu istituita nel 1882 (dal sito Internet ufficiale del Museo).
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Museo Galileo
Firenze
Il Museo Galileo (già Istituto e Museo di Storia della Scienza) di Firenze si trova in piazza dei Giudici, vicino alla Galleria degli Uffizi, nella sede di Palazzo Castellani, un edificio di antichissime origini (fine XI secolo), noto ai tempi di Dante come Castello d’Altafronte. Conserva una delle raccolte di strumenti scientifici più rilevanti al mondo, testimonianza materiale dell’importanza attribuita alla scienza e ai suoi protagonisti da parte degli esponenti della dinastia medicea e dei granduchi lorenesi.
Il 10 giugno 2010, dopo una chiusura di due anni per lavori di ristrutturazione, il Museo di Storia della Scienza ha riaperto al pubblico con il nuovo nome di “Museo Galileo”. L’inaugurazione ha coinciso con il 400º anniversario della pubblicazione del Sidereus Nuncius (marzo 1610), l’opera con la quale Galileo Galilei divulgò le sue scoperte in ambito astronomico ottenute attraverso l’uso del cannocchiale […] (Wikipedia).
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Prato
Centro Pecci
Prato
Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci è un centro polifunzionale situato a Prato che ha come finalità le attività museali di raccolta, conservazione e valorizzazione di opere d’arte contemporanea, i servizi di informazione, didattica e documentazione, l’organizzazione di esposizioni temporanee, rassegne, eventi. Al Centro è riconosciuta la funzione pubblica di coordinamento del sistema regionale dell’arte contemporanea.
Nel 2016 il Centro Pecci ha riaperto dopo il completamento dell’ampliamento a firma dell’architetto Maurice Nio e la ristrutturazione dell’edificio originario progettato dall’architetto razionalista Italo Gamberini.
Oggi il complesso ospita, oltre a più di 3000 m² di sale espositive, l’archivio e la biblioteca specializzata CID/Arti Visive, che conta un patrimonio di circa 60 000 volumi, l’auditorium–cinema, la libreria, il ristorante e il bistrot e il teatro all’aperto.
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Torino
Musei Reali Torino
Torino
I Musei Reali di Torino sono un polo museale torinese costituito nel 2016, noto in precedenza come Polo Reale. Comprendono il Palazzo Reale, i Giardini Reali, la Biblioteca (video) e l’Armeria Reale (video), la Galleria Sabauda (video), il Museo di Antichità, il pian terreno di Palazzo Chiablese e la Cappella della Sacra Sindone. Nell’anno della sua istituzione è stato il ventiduesimo sito statale italiano più visitato, con 314.195 visitatori, che salgono a circa 470.000 aggiungendo gli ingressi allo spazio per le esposizioni temporanee di Palazzo Chiablese. Nel 2018 l’intero complesso, incluse le mostre ospitate nelle Sale Chiablese, è stato visitato da 515.632 visitatori […] (Wikipedia).
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Museo Egizio
Torino
Museo Egizio. Museo interamente dedicato ai monumenti artistici e culturali dell’Antico Egitto con sede a Torino; fu fondato nel 1824 da Carlo Felice (1765-1831), che acquistò la collezione del console di Francia in Egitto B. Drovetti (1776-1852). La raccolta, sistemata nel palazzo dell’Accademia delle scienze, fu arricchita tra il 1920 e il 1937 dagli scavi degli egittologi E. Schiaparelli (1856-1928) e G. Farina (1889-1947). È uno dei più importanti del mondo per la ricchezza di pezzi e di oggetti d’arte (tra i quali statue, papiri, stele, sarcofagi, mummie, bronzi, amuleti e oggetti di uso quotidiano e funerario). Sottoposto a sostanziali interventi di ristrutturazione, dal 2015 – dopo oltre tre anni di lavori – il museo ha raddoppiato la sua superficie, che è passata da 6400 a 10.000 m2, inglobando anche l’ex Galleria Sabauda e presentando un allestimento degli spazi espositivi del tutto rinnovato (Treccani).
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I video con “Le passeggiate del Direttore” del Museo Egizio clicca qui
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Fenestrelle (TO)
Forte di Fenestrelle
Fenestrelle (TO)
Forte di Fenestrelle. ‘Finis Terrae Cottii’: il confine verso oriente del regno di Cozio I, il re delle tribù liguri che, prima dell’epoca romana, occupavano questo tratto di valli alpine (ne resta il ricordo nel nome di Alpi Cozie). Dove il costone del monte Orsiera chiude la valle in una stretta, formando quasi uno sbarramento naturale, nel 1728, Vittorio Amedeo II pensò di erigere una fortezza a completamento del sistema difensivo occidentale che doveva proteggere il regno sabaudo contro la minaccia di un ritorno dei francesi. Il progetto venne affidato a Ignazio Bertola, già progettista del forte di Exilles, in valle di Susa: ne uscì un’opera titanica, terminata solo oltre un secolo dopo, nel 1837. La fortificazione si sviluppa sul versante dell’Orsiera per 3 km di lunghezza e copre un dislivello di 670 m. Un’imponente bastionata a risalti (le 28 piazzole per i pezzi di artiglieria), attraversata da una scalinata coperta di quasi 4000 gradini, collega tre forti: il S. Carlo, con il padiglione degli Ufficiali, il palazzo del Governatore e la cappella intorno alla bella piazza d’armi; il Tre Denti, a mezza via, e, a 1783 m di altitudine, il forte delle Valli. Palazzi, caserme, ridotte, scuderie, anditi, spalti, casematte, strade tornanti compongono il quadro di questa incredibile ‘muraglia’ che si arrampica lungo la montagna, dando la sensazione di esserne naturale parte integrante. Pensato per sostenere gli attacchi provenienti dall’alta valle, il forte non fu mai impegnato in battaglia, non si sa se per l’effetto deterrente esercitato sul nemico o, più malignamente, per un clamoroso errore strategico (le campagne militari napoleoniche scelsero altri passaggi per invadere l’Italia). Adattato a carcere militare e politico, Fenestrelle dopo la seconda guerra mondiale venne progressivamente abbandonato e la sua gigantesca struttura (1.350.000 metri quadri di superficie) andò progressivamente in rovina. Dopo decenni di decadenza, dal 1990 grazie all’Associazione Progetto San Carlo-Forte di Fenestrelle, il luogo è stato oggetto di un lento ma efficace recupero. Oggi è possibile visitarlo con diverse modalità, che privilegiano a seconda dei casi l’interesse storico, architettonico o escursionistico. Il recupero di buona parte delle strade, dei sentieri e dei camminamenti (si percorre parte della suggestiva scalinata coperta), oltre che, presso il forte S. Carlo, delle strutture di ospitalità, ha fatto di Fenestrelle una delle mete turistiche più suggestive del territorio. Nel magico scenario del forte si tengono, durante il periodo estivo, appuntamenti musicali e teatrali. (www.touringclub.it).
La fortezza in cifre: 3 km di lunghezza; 1.300.000 mq; 3 Forti, 7 Ridotte, 28 Risalti; Scala Coperta: 4000 gradini; Scala Reale: 2500 gradini; 122 anni di costruzione; 14 ponti di collegamento; 5 ponti levatoi interni; 183 fari per l’illuminazione.
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Rivoli (Torino)
Castello di Rivoli, Museo d’arte contemporanea
Rivoli (Torino)
Il Castello di Rivoli è un edificio di interesse storico situato a Rivoli, circa 15 km a ovest di Torino, in Piemonte. In passato fu una residenza sabauda, mentre oggi è una delle sedi museali di Arte Contemporanea.
Una primitiva costruzione risale, con ogni probabilità, al IX secolo, posta a guardia sopra il piccolo rilievo collinare dietro il centro storico di Rivoli; un primo documento scritto è del 1159, in un diploma con il quale l’imperatore Federico I Barbarossa cedeva i territori rivolesi ai vescovi di Torino. Tuttavia, sul finire del XII secolo, i Savoia ne presero possesso, in quanto posizione strategica tra Torino e la Val di Susa.
Fu poi Amedeo IV di Savoia, intorno al 1245, a far costruire una vera struttura fortificata. Nel XV secolo, vi transitò qui la Sacra Sindone, per la prima volta in Piemonte. Già in possesso dei Savoia dal 1457, la Sacra reliquia fu spesso spostata a protezione da guerre e trafugatori. La duchessa Jolanda ne ordinò una breve ostensione rivolese, prima dell’ostensione presso Pinerolo, durante la Pasqua del 1478, e il rientro del Lenzuolo a Chambéry (Wikipedia).
Il museo italiano più reattivo, che ha da subito pensato di proporre contenuti aggiuntivi per una vista da casa è il Castello di Rivoli, diretto dall’infaticabile Carolyn Christo Bakargiev. Un “cosmo digitale” tutto da esplorare, con qualche piacevole sorpresa.
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Varallo Sesia (Vercelli)
Sacro Monte
Varallo Sesia (Vercelli)
Il Sacro Monte di Varallo rappresenta l’esempio più antico e di maggior interesse artistico tra i Sacri Monti presenti nell’area alpina lombardo – piemontese. Si compone di una basilica, che costituisce la stazione finale di un percorso che si snoda tra vie e piazzette, e quarantaquattro cappelle affrescate e popolate da circa ottocento statue (terracotta policroma o legno) a grandezza naturale. È situato nel comune di Varallo (VC), in Valsesia.
Insieme agli altri 8 Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia è stato dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità (Parigi, 4 luglio 2003). L’area in cui sorge fa parte di una riserva naturale della Regione Piemonte (Riserva speciale del Sacro Monte di Varallo). Nel 2012 è stato creato l’Ente di Gestione dei Sacri Monti con lo scopo di tutelare, gestire e promuovere il ricco patrimonio dei complessi […] (Wikipedia).
Foto delle Cappelle del Sacro Monte clicca qui
Video di alcune singole Cappelle. Cliccando sul numero si andrà alla corrispondente Cappella:
1, 2, 5, 8, 9, 10, 12, 15, 18I, 20, 22, 30, 28, 31, 33, 34, 36, 37, 38, 39, 41, 43
Basilica dell’Assunta del Sacro Monte 1, 2
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Rovereto (TN)
MART Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto
Rovereto (TN) e Trento (sezione)
Fondato nel 1987 come ente funzionale della Provincia autonoma di Trento, il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto opera in tre luoghi distinti: a Rovereto la sede principale del museo, un ampio complesso architettonico inaugurato nel 2002 su progetto di Mario Botta e Giulio Andreolli, e la Casa d’Arte Futurista Depero (sito ufficiale e video); a Trento la Galleria Civica, entrata a far parte del Mart nell’ottobre del 2013. Nella sede di Trento è confluito anche l’Archivio degli artisti contemporanei trentini (ADAC), di interesse anche per ricercatori, curatori, galleristi e operatori culturali.
Nato con la vocazione di un’agorà contemporanea, il Mart è un museo speciale in un contesto eccezionale. Concepito con l’idea di polo culturale più che museo tradizionale, dialoga nei suoi spazi pubblici con la Biblioteca Civica, l’Auditorium Melotti, il Teatro comunale e l’Università. Inserito nel più vasto paesaggio culturale del Trentino, il Mart è un vero e proprio paesaggio contemporaneo. La condizione extra metropolitana del territorio ha permesso di costruire una proposta turistico-culturale di qualità che risponde ai bisogni di chi ama la natura, l’outdoor, il benessere, di chi ricerca il valore dell’unicità.
Il Mart ha un patrimonio inestimabile, nel quale spiccano i maggiori capolavori dell’arte italiana del XX secolo, e produce ogni anno decine di mostre e progetti. Si avvale di uno staff di curatori, conservatori, ricercatori, archivisti e professionisti della formazione, della divulgazione scientifica e della comunicazione.
Dalla sua apertura oltre 3 milioni di visitatori hanno già scelto il Mart: un’offerta di alto livello pensata per gli amanti della cultura, per le famiglie, per le scuole. Con i suoi 5.000 metri quadri espositivi e un patrimonio di circa 20.000 opere, il museo di Rovereto è un vero e proprio viaggio attraverso gli ultimi 150 anni della storia dell’arte, con particolare attenzione alle vicende italiane.
I numerosi capolavori presenti nelle Collezioni del Museo, i rari materiali conservati negli archivi e il lavoro costante sulla qualità delle proposte scientifiche ha permesso al Mart di consolidare collaborazioni con musei e istituti italiani e stranieri con i quali sono costanti i prestiti e gli scambi.
Il Mart pubblica un Report Annuale pensato per raccontare e misurare in maniera chiara, sintetica e accessibile la propria attività, i risultati, le strategie e le risorse.
Rapidamente il Mart è diventato uno dei Musei internazionali più attivi e seguiti sui social network, in grado di sviluppare progetti di web communication. Il Museo è impegnato in una vera e propria trasformazione culturale che passa dal servizio di copertura wi-fi all’invito a fotografare e postare le proprie emozioni, partecipando a eventi e discussioni sulle piattaforme digitali.
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Sacro Monte
Varese
Il Sacro Monte di Varese sito a Varese, in frazione Santa Maria del Monte, è costituito da quattordici cappelle, dedicate ai misteri del Rosario, che conducono al santuario di Santa Maria del Monte, luogo di pellegrinaggio sin dal Medioevo, che funge da quindicesima cappella.
I lavori iniziarono nel 1604, lungo i due chilometri di un ampio percorso acciottolato. Grazie a munifiche donazioni, la costruzione fu assai più rapida di quella di altri sacri monti, e tredici cappelle furono terminate entro il 1623. Le statue e gli affreschi che le ornano costituiscono nel loro complesso un’elevata testimonianza dell’arte sacra seicentesca in area milanese (Wikipedia).
Appartiene al gruppo dei nove Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia inseriti nel 2003 dall’UNESCO nei patrimoni mondiali dell’umanità.
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Video di alcune singole Cappelle. Cliccando sul numero si andrà alla corrispondente Cappella:
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Russia
Mosca
Galleria Tretyakov
Mosca (Russia)
La Galleria Tretyakov è un importante museo di Mosca. La storia della pinacoteca ha inizio nel 1856 quando il mercante moscovita Pavel Michajlovič Tret’jakov (1832-1898) iniziò ad acquistare opere d’arte da artisti russi dell’epoca, nell’intento di creare una collezione che un giorno sarebbe potuta diventare un museo nazionale. Nel 1892 Tretyakov donò la sua ormai celebre collezione alla Nazione. Il Museo di Mosca custodisce la più grande collezione di belle arti russe al mondo.
La Galleria fu costruita fra il 1902 e il 1904 a sud del Cremlino. Durante il XX secolo si è estesa inglobando diversi edifici circostanti, tra cui la chiesa del XVII secolo di San Nicola in Tolmachi. La facciata dell’edificio fu disegnata dal pittore Viktor Michajlovič Vasnecov in uno stile fiabesco tipicamente russo.
Nel 1985 la Galleria Tretyakov inaugurò una sezione di arte contemporanea, ospitata in un grande edificio di stile razionalista lungo l’anello dei giardini, a sud del Ponte Krymskij . L’interrato di questo edificio ospita una collezione di sculture del “Realismo Socialista“, inclusa la celebre statua di Evgenij Vučetič raffigurante Feliks Dzeržinskij (che fu rimossa dalla piazza della Lubjanka nel 1991 a seguito della caduta del comunismo). Non distante si trova la statua di Pietro il Grande, opera dello scultore Zurab Konstantinovič Cereteli, che con i suoi 86 metri di altezza è una delle statue più alte del mondo.
Attualmente la collezione comprende: pittura russa, grafica, scultura, oggetti di arte applicata; le opere vanno dall’XI al XXI secolo.
Tra gli autori, di varie epoche, che sono presenti nella collezione: Aleksej Gavrilovič Venecianov, Ivan Konstantinovič Ajvazovskij, Michail Aleksandrovič Vrubel’, Valentin Aleksandrovič Serov, Ivan Ivanovich Shishkin, Il’ja Efimovič Repin, Kazimir Severinovič Malevič, Daniil Čërnyj, Vasilij Ivanovič Surikov, Aleksandr Andreevič Ivanov, Viktor Michajlovič Vasnecov, Andrej Kolkutin, Vasilij Vasil’evič Kandinskij, Vasilij Grigor’evič Perov, Orest Adamovič Kiprenskij, Karl Pavlovič Brjullov, Pavel Fedorovich Nikonov (Wikipedia).
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Museo di Stato di Belle Arti Pushkin
Mosca (Russia)
Il Museo statale di arti figurative A.S. Puškin si trova a Mosca e possiede la più grande collezione di arte europea della città.
Il museo nacque come raccolta di calchi di sculture famose, che attualmente occupano gran parte del primo piano, a cui si aggiunsero poi opere originali, soprattutto dipinti (italiani, olandesi e fiamminghi, spagnola, francese), e materiale archeologico (Antico Egitto, Antica Grecia, Antica Roma, civiltà dell’Asia minore). Tra le opere più celebri, il Tesoro di Priamo, ripresentato al pubblico solo dal 1996, e la straordinaria collezione di opere impressioniste e post-impressioniste, con tutti i più grandi nomi di quel periodo. Quest’ultima collezione oggi si trova in un edificio dirimpetto, nell’ex-Museo delle collezioni private.
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San Pietroburgo
Museo di Stato dell’Hermitage
San Pietroburgo (Russia)
L’Hermitage, o Ermitage, ufficialmente Museo statale Hermitage di San Pietroburgo è tra i primi del mondo. Pavillon de l’Hermitage. (“Padiglione del romitaggio”) fu detto, con allusione alla ristretta cerchia di amici cui era destinato, il prolungamento del Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo, fatto edificare (1765) da Caterina II come sede della propria raccolta di opere d’arte. L’imperatore Nicola I trasformò l’Hermitage in un vero museo accessibile al pubblico, su progetto (1852) dell’architetto tedesco L. von Klenze (1784-1864). L’Ermitage ospita importantissime collezioni di arte antica, medievale, del Rinascimento e del XVII e XVIII sec. Dopo la rivoluzione è stato annesso al museo il Palazzo d’Inverno (Treccani).
Apple ha pubblicato un filmato di 5 ore e 19 minuti, girato un’unica ripresa con iPhone 11 Pro, che consente di visitare da vicino 45 gallerie e un totale di 588 opere straordinarie – Il ritorno del figliol prodigo (video) di Rembrandt, la copia esatta delle Logge di Raffaello in Vaticano, Il suonatore di liuto (video) di Caravaggio, Le tre Grazie di Canova. Il tutto è accompagnato dalle performance dei ballerini del Teatro dell’Hermitage sulle musiche del compositore e pianista russo Kirill Richter. La visita al museo virtuale, girata in risoluzione 4K, è diretta da Axinya Gog.
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The State Russian Museum
San Pietroburgo (Russia)
Il Museo di Stato Russo è spesso trascurato a favore dell’Hermitage, ma è una tappa doverosa per chiunque sia interessato all’arte e alla cultura Russa. Il Museo è il più grande per quanto riguarda l’arte russa nel mondo.
La sede principale è il Palazzo Mikailovski, ma in realtà il museo è un unico complesso architettonico, che include, oltre al Palazzo Mikhailov, il Palazzo di Marmo, il Castello Mikhailov e il Palazzo Stroganov.
La collezione del museo vanta circa 400.000 pezzi d’arte e abbraccia tutta i capitoli della storia russa, dal X secolo ad oggi: icone russe, pittura, grafica, scultura, arte decorativa e applicata, folclore, numismatici ecc.
Il Palazzo Mikhailov è un eccellente esempio dell’architettura russa del XIX secolo. All’interno sono esposti capolavori ideati tra il XII e il XVII secolo, lavori dell’Accademia d’Arte di San Pietroburgo e dell’Avanguardia di inizio XX secolo.
Il Palazzo di Marmo è una testimonianza unica dell’architettura della seconda metà del XVIII secolo. All’interno del palazzo c’è un’esposizione dedicata alla memoria di Konstantin Romanov, l’ultimo abitante nella residenza e, varie esposizioni permanenti, tra le quali: “The Ludwig’s Museum in the Russian Museum” e “Rzhevsky Brothers Collection“.
Il Palazzo Stroganov è un capolavoro dell’arte barocca. Per quasi due secoli, è appartenuto alla dinastia degli Stroganov, una delle più illuminate famiglie del periodo degli zar. La “Galleria delle Porcellane Russe” è una delle collezioni permanentemente esposte nel museo; sono da segnalare inoltre le numerose pitture contemporanee di artisti russi ed europei.
Il Castello Mikhailovsky fu costruito con l’intento di essere la residenza di Paolo I (il figlio di Caterina la Grande). Ma Paoloci visse solo 40 giorni, dopodiché fu assassinato all’interno della stessa residenza. Nel 1823, fu ceduto al Collegio di Ingegneria Nicholas e per questo venne soprannominato “Il Castello degli Ingegneri”. Nel museo sono esposte le seguenti collezioni: “Antique Subjects in Russian Art” e “The Epoch of Renaissance and Creative Oeuvre of Russian Artists“.
All’inizio degli anni Venti del 1800, Pavel Svin’in, diplomatico, collezionista e giornalista, creò il primo nucleo privato del museo, per il quale acquistò rarità storiche, quadri e sculture che, a tutt’oggi, sono l’orgoglio delle collezioni del Museo Russo di San Pietroburgo.
Il museo venne fondato nel 1895 dallo zar Nicola I per esporre al pubblico le collezioni dello zar Alessandro III al fine di avere nella cappella imperiale un museo corrispondente alla più celebre Galleria Tretyakov di Mosca. Sistemato nel palazzo Mikhailovski, edificio neoclassico, costruito da Carlo Rossi all’inizio dell’800 fu inaugurato nel 1898. A tal fine vennero radicalmente rimaneggiati gli interni: del lavoro di Rossi rimasero soltanto la scalinata centrale e la “sala bianca”. Nel 1998 il museo ha festeggiato quindi il suo centesimo anniversario (www.pietroburgo.eu).
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Spagna
Madrid
Museo del Prado
Madrid (Spagna)
Il Museo del Prado possiede la collezione di pittura spagnola più completa del mondo. Il percorso può iniziare dall’XI secolo, davanti agli affreschi mozarabici della chiesa di San Baudelio de Berlanga. L’insieme degli affreschi autentici di San Baudelio si trova oggi disperso in parecchi musei degli Stati Uniti, da cui la maggior parte del ciclo cinegetico e animalista ha fatto ritorno nel 1954 al Museo del Prado, col favore di uno scambio con la piccola chiesa di Fuentedueña (nella provincia di Segovia). Si vedranno dunque, al Prado di Madrid, in una delle piccole sale situate al centro del pianterreno di questo museo, gli affreschi originali che rappresentano la caccia al cervo, l’elefante nella torre, il guerriero barbuto con lo scudo e la lancia, l’orso, il cacciatore a cavallo che insegue due cerbiatte con tre cani che corrono, infine il tappeto araldico con dodici aquilotti nei medaglioni circolari. Le copie che hanno preso nel monumento il posto esatto degli originali, permettono molto meglio di farsi un’idea del programma e della sua collocazione nell’edificio.
Di seguito, le opere di Bartolomé Bermejo, Pedro Berruguete, Juan de Juanes o Luis de Morales illustrano il periodo che va dalla pittura gotica ispano-fiamminga al Rinascimento. Le sale dedicate a El Greco conservano alcuni dei dipinti più singolari dell’autore, come il Cavaliere con la mano sul petto o la Santissima Trinità.
Il Secolo d’Oro è ampiamente rappresentato dalle opere di Ribera, Zurbarán e Murillo, che ci consentono di comprendere il contesto in cui si sviluppa la pittura di Velázquez, le cui opere più importanti, come Le dame o Le filatrici, si possono ammirare nel museo. A cavallo tra i secoli XVIII e XIX, le sale di Goya mostrano dai cartoni realizzati per la Real Fábrica de Tapices (Arazzeria reale) a Le pitture nere con le quali l’artista rivestì le pareti della sua casa, La Quinta del Sordo. Sono presenti anche delle sale dedicate alla pittura del XIX secolo, con opere di Fortuny, Madrazo e Sorolla.
La pittura italiana è indispensabile per comprendere il passaggio dall’arte medievale al Rinascimento e, inoltre, presenta una forte influenza sull’arte barocca spagnola. Del Quattrocento risaltano L’Annunciazione del Beato Angelico, lo scrigno con la Storia di Nastagio degli Onesti di Botticelli, La morte della vergine di Mantegna e Cristo in pietà e un angelo di Antonello da Messina. Varie Madonne di Raffaello, servono a spiegare lo splendore classicista del Cinquecento e i quadri di Tiziano, Tintoretto e Veronese, grandi figure della scuola veneziana, sono alcuni dei tesori più pregiati del Museo del Prado. Le differenti scuole dell’arte barocca italiana sono chiaramente rappresentate con le opere di Caravaggio, Guido Reni e Annibale Carracci.
La scuola fiamminga è perfettamente rappresentata grazie alle relazioni politiche della monarchia spagnola con le Fiandre. Nel Museo del Prado troviamo opere molto significative dei primi maestri fiamminghi, come la Deposizione dalla croce di Van der Weyden e il Giardino delle Delizie di Bosch, collezionate in modo ossessivo da Filippo II, oppure opere caratteristiche dello splendore barocco della corte di Bruxelles, con Rubens, la famiglia Brueghel, Jordaens e Teniers in cima alla lista degli autori più presenti nel Prado. Anche le pitture francesi, olandesi e tedesche mostrano le loro collezioni nel museo. Dürer, Claudio de Lorena, Rembrandt o Watteau sono alcuni dei pittori che dobbiamo assolutamente citare. Pur se meno conosciute, le sale dedicate alla scultura ed alle arti decorative sono di grande interesse. Dobbiamo sottolineare la statuaria romana, il Tesoro del Delfino (vasellame ereditato da Filippo V) e le opere di Pompeo e Leone Leoni incaricate da Filippo II e da Carlo V.
Il 10 novembre 1819 apriva per la prima volte le sue porte il Museo del Prado. Grazie al sostegno di Maria Isabella di Braganza, moglie di Fernando VII, l’edificio che Juan de Villanueva aveva disegnato come Gabinetto di Storia Naturale ospitava finalmente una parte importante delle collezioni reali. Con il passare del tempo, le donazioni private e le nuove acquisizioni ampliarono i fondi della pinacoteca.
Durante la Guerra Civile le opere d’arte furono protette dagli eventuali bombardamenti con sacchi di sabbia situati al piano terra del museo. Infine, su raccomandazione della Società delle Nazioni, la collezione fu trasferita prima a Valencia e successivamente a Ginevra, da dove fu riportata rapidamente a Madrid dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
È possibile ammirare la bellissima collezione delle opere del Prado grazie al loro archivio digitale.
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Francia
Parigi
Museo del Louvre
Parigi (Francia)
Louvre. Palazzo residenziale dei re di Francia, a Parigi, e oggi sede di uno dei più importanti musei del mondo. Nato come castello, per il completamento della cinta muraria fatta costruire da Filippo Augusto (1165-1233) a difesa della riva destra della Senna, fu trasformato in residenza reale da Carlo V (1338-1380). Francesco I affidò a Pierre Lescot (1510-1578) la ricostruzione dell’intero palazzo, ampliato poi via via dai successivi regnanti. Napoleone I restaurò l’intero complesso, Napoleone III costruì la galleria nord, di congiungimento con le Tuileries. Nell’ambito del progetto di espansione del museo denominato Grand Louvre (iniziato nel 1983), J. M. Pei ha inserito nella Cour Napoléon una piramide vitrea.
La storia del museo del L. si apre nel periodo rivoluzionario (1793) con la prima collocazione delle collezioni di antichità, poi arricchite alcuni anni dopo dalle spoliazioni napoleoniche avvenute in Italia (1798). Nel corso dell’Ottocento, mentre si ampliavano continuamente le varie sezioni, prese corpo la straordinaria collezione di antichità egizie di cui J.F. Champollion divenne direttore (1826). Dopo l’inaugurazione della collezione assira (1847), evento cruciale fu la nascita del Museo di Napoleone III (1863) che presentava l’appena acquisita collezione Campana di Roma, dove erano riunite antichità greche ed etrusche, nonché dipinti dei maggiori ‘primitivi’ italiani (oggi al Petit Palais di Avignone). Se la collezione di antichità presenta alcuni capolavori assoluti come la Venere di Milo e la Nike di Samotracia, il Codice di Hammurabi, l’immensa pinacoteca conserva opere dei più grandi maestri europei (Gioconda e la Vergine delle Rocce di Leonardo, le Nozze di Cana di Veronese, due Prigioni di Michelangelo Buonarroti, Ritratto di Baldassar Castiglione di Raffaello, Bacco e Arianna di Giambattista Pittoni, Amore e Psiche di Antonio Canova, Il giuramento degli Orazi di Jacques-Louis David, La zattera della Medusa di Théodore Géricault, La Libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix) (Treccani).
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Regno Unito
Londra
British Museum
Londra (Inghilterra)
Uno tra i maggiori musei del mondo, fondato nel 1753 a Londra. Il B.M. conserva una collezione di ca. 6 milioni di oggetti, che documentano la storia dell’umanità attraverso le opere d’arte (da 1,8 milioni di anni fa a oggi). Ha collezioni di antichità della Mesopotamia, dell’Egitto (tra cui la stele trilingue di Rosetta), della Grecia (in particolare i fregi del Partenone), di Roma e medievali; importanti raccolte etnografiche (Asia, Africa, America precolombiana), disegni e stampe, e ampie collezioni di medaglie, monete e ceramiche. Dal 1847 circa ha sede nell’edificio neogreco, opera dell’architetto britannico R. Smirke (1781-1867).
Il British Museum si è dotato di un ricco database online. Nel sito ufficiale è stato caricato un archivio con oltre 2 milioni di contenuti tra immagini e video. Tutte le collezioni sono accompagnate da dettagli sulle opere risalenti dalle origini dell’umanità alle più recenti.
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The National Gallery
Londra (Inghilterra)
Pinacoteca fondata a Londra nel 1824 con l’acquisto della collezione di J.J. Angerstein (1735-1823) e arricchitasi in seguito per lasciti e donazioni. La sua sede è stata più volte ampliata nel corso degli anni (nel 1991 R. Venturi ha aggiunto la Sainsbury Wing). È una delle più vaste e importanti collezioni di pittura d’Europa: ospita, tra l’altro, una rilevante raccolta di opere del Rinascimento italiano (Treccani).
La National Gallery ha ricreato sul proprio sito una dettagliata analisi del museo divisa per piani e sale. Ognuna delle schede destinata a illustrare i differenti ambienti del museo è infatti dotata di didascalie e di fotografie delle opere esposte.
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Victoria and Albert Museum
Londra (Inghilterra)
Victoria and Albert Museum. Il Victoria and Albert Museum a Londra, intitolato alla Regina Vittoria ed a suo marito il Principe Albert e spesso abbreviato in V&A, è uno dei più importanti musei al mondo dedicati alle arti applicate. Ciò nonostante, il museo comprende anche notevoli collezioni di pittura, scultura e fotografia.
Il museo venne fondato nel 1852, allo scopo “di rendere le opere d’arte accessibili a tutti, di fornire cultura ai lavoratori e di ispirare i progettisti e le aziende manifatturiere della Gran Bretagna”. Nel 1909, il museo, fino ad allora chiamato South Kensington Museum si trasferì nella sua sede attuale in Cromwell Road / Exhibition Road, progettata dall’architetto inglese Aston Webb, e venne rinominato Victoria and Albert Museum.
Le collezioni del museo V&A coprono numerosi temi legati all’arte visiva ed alle arti applicate. Le collezioni riflettono in qualche modo l’”universalità” di quello che fu l’Impero Britannico e, oltre ad opere europee, comprendono anche un gran numero di oggetti provenienti da Cina, Asia meridionale, e medio oriente islamico.
La sezione di arti decorative presenta una grande collezione di oggetti decorativi, mobili, ceramiche, vetri, gioielli, tessuti, strumenti musicali e rilievi, a partire dal quarto millennio avanti Cristo in poi, provenienti da Asia, America, Africa ed Europa.
La galleria dedicata alla fotografia contiene oltre 5.000 opere dei più importanti artisti, da Muybridge (video, in inglese) a Man Ray (video), Cartier-Bresson (video) e Cecil Beaton (video in inglese).
La sezione di architettura, gestita in collaborazione col Royal Institute of British Architects, racconta la storia dell’architettura a partire da disegni originali di Palladio fino a modelli di edifici di Zaha Hadid.
La collezione di moda e costume possiede vestiti ed accessori dal Settecento ad oggi, comprese creazioni di Vivienne Westwood, Coco Chanel, Christian Dior, Cristóbal Balenciaga, Yves Saint Laurent, Valentino Garavani, Mary Quant e Pierre Cardin. Una sezione speciale è poi dedicata allo stilista britannico Alexander McQueen.
La collezione di arte espone dipinti, disegni e sculture. Comprende opere di Raffaello, Perugino, Botticelli, Luca della Robbia, Donatello, Lorenzo Bernini (video), Giuliano da Sangallo, Anthony van Dyck, Giovanni Battista Tiepolo (video), Pieter Brueghel il Vecchio (video), Jean-Baptiste-Camille Corot, Antonio Canova (video), William Turner, John Constable, Auguste Rodin, Paul Cezanne (video) e molti altri ancora.
Il museo ospita anche la National art Library, che conserva libri rari e manoscritti tra cui i Codici Forster (clicca qui, qui e qui) di Leonardo da Vinci e rare edizioni di opere di Omero, Virgilio, Dante, Boccaccio e Moliére.
Il Victoria and Albert organizza importanti mostre temporanee e contiene un giardino spesso utilizzato per mostre di scultura (Inehxhibit).
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Tate Britain
Londra (Inghilterra)
La Tate Britain di Londra è il museo, parte del network Tate, dedicato all’arte britannica dal XVI secolo ai nostri giorni.
Collocata lungo il Tamigi nella parte meridionale della City of Westminster, quella che oggi è la Tate Britain era in origine la sede della National Gallery of British Art, inaugurata nel 1898, che nel 1932 cambiò il suo nome in Tate Gallery. Nel 2000, a seguito dell’apertura della Tate Modern, la collezione di arte moderna fu trasferita nella nuova sede e gli spazi delle gallerie furono quindi destinati ad accogliere le collezioni della Tate Britain.
Il museo è ospitato in un edificio neoclassico progettato da Sidney R. J. Smith, più volte restaurato, a cui è stata aggiunta, nel 1987, un’espansione post moderna disegnata da James Stirling: la Clore Gallery.
La Tate British è dedicata all’arte britannica dal 1500 in poi.
Il museo espone una esaustiva sezione permanente che va dal i maestri cinqecenteschi agli inizi della modernità che include lavori – soprattutto dipinti e sculture – di artisti di nascita o adozione britannica tra cui John Bettes, Hans Eworth, Antony Van Dyck (video), John Constable (video), John Ruskin, James Abbott McNeill Whistler (video, in inglese), John William Waterhouse (video, in inglese), William Blake (video), William Hogarth (video), Dante Gabriel Rossetti (video), George Clausen e John Gibson.
Il museo possiede anche la più vasta collezione al mondo di opere di William Turner (video), di cui una selezione viene esposta a rotazione nella Clore Gallery.
Praticamente tutti i più grandi autori britannici sono rappresentati, ma al museo appartengono anche grandi opere di artisti internazionali quali Pieter Paul Rubens e Georges Seurat.
La collezione di arte contemporanea presenta dipinti, sculture e installazioni di artisti come David Hockney, Gerald Brockhurst, Naum Gabo, Henry Moore (video), Anthony Caro, Peter Blake, Lucien Freud, Jacob Epstein, Francis Bacon, Eduardo Paolozzi e Damien Hirst, tra molti altri.
La Tate Britain è inoltre molto attiva nell’ allestimento di mostre temporanee, così come nell’organizzazione di attività formative e visite guidate per adulti e per ragazzi (Inexhibit).
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Paesi Bassi
Amsterdam
Rijksmuseum
Amsterdam (Paesi Bassi)
Rijksmuseum. Il Museo nazionale è uno dei più ricchi e celebri del mondo e le sue origini risalgono al 1728, anno in cui la Repubblica Batava confiscò il patrimonio del principe Guglielmo V: la quadreria e alcuni cimeli furono sistemati all’Aia e costituirono il primo nucleo (ca 200 dipinti) del museo nazionale, inaugurato nel 1800 sul modello francese; otto anni dopo le collezioni furono trasferite ad Amsterdam. Nel corso dell’800, le numerose donazioni private 8tra cui molte opere di Rembrandt) ne incrementarono il patrimonio, che oggi ammonta a ca 500 quadri, 30.000 opere di scultura e arti applicate, 17.000 cimeli, 3.000 opere d’arte orientale e 1 milione tra stampe e disegni.
Alla fine del 2003 ha avuto inizio la più grande operazione di restauro e ristrutturazione del museo: l’edificio principale completamente rinnovato sulla base del progetto degli architetti spagnoli Antonio Cruz e Antonio Ortiz, ha aperto nuovamente al pubblico nel 2008.
Il grandioso edificio nel quale è sistemato il Museo è opera di P. Cuypers (1877-85), che concepì un palazzo neorinascimentale con inserti gotici, la cui facciata appare come una citazione del Koninkilijk Paleis, in passato sede del museo.
Il punto di forza del museo è costituito dalla vasta collezione di pittura dalle origini al Seicento. Anche i dipinti meno celebri, della seconda metà del XV secolo e degli inizi del XVI secolo, hanno notevole valore documentario (L’alluvione del giorno di S. Elisabetta, del 1500 ca, del Maestro delle tavole di S. Elisabetta), oltre a un elevato livello formale: basti citare il miglior pittore del periodo, Geertgen tot Sint Jans, del quale si ammirano l’Adorazione dei Magi e la Sacra Parentela. Inoltre i tardogotici Jan Mostaert con l’Adorazione dei Magi e il Ritratto femminile, Van Oostsanen con l’Adorazione dei Magi, Calvario e Saul e la Strega di Endor, e questo solo per citarne alcuni.
Introduce al “secolo d’oro” la serie di ritratti di Frans Hals, del quale ci limitiamo a ricordare quello di Maritge Claesdr Vooght, e di altri autori quali Paulus Moreelse, Dirk Hals, Matthias Stomer.; nature morte di Willem Claesz Heda e Pieter Claesz. Il paesaggio è rappresentato da una nutrita presenza di artisti che operarono tra il Cinquecento e il Seicento: ci limitiamo qui a ricordare il Paesaggio invernale con pattinatori di Hendrik Avercamp.
I capolavori di Rembrandt (video) coprono ca quarant’anni della sua attività; tra questi: Autoritratto giovanile (1630), Geremia che piange la distruzione di Gerusalemme (1630), La profetessa Anna sotto le specie della madre (1631), Il figlio Tito in abito monacale (1660), I sindaci della gilda dei drappieri (1661), La sposa ebrea (ca 1666) ecc. Ma il vanto di tutto il museo è l’opera capitale rappresentata da Ronda di notte (1642) (video 1 e 2).
L’opera dei paesaggisti si rinnova con la pittura di, tra gli altri, Jan van Goyen, Salomon van Ruysdael e suo nipote Jacob van Ruisdael, il maggior paesaggista olandese.
Altro tema ricorrente sono le scene di vita quotidiana e gli interni contadini nei quali erano specializzati Adriaen van Ostade e suo fratello Isaack. La pittura di architetture ha i suoi maestri in Pieter Jansz Saenredam, con i suoi numerosi interni di chiese, e in Gerard Houckgeeste. Grande pittori di interni qui rappresentati sono Jan Steen ed Emmanuel de Witte.
Genio indiscusso fu comunque Jan Vermeer, del quale sono esposte la Donna che legge una lettera, La lattaia, La stradetta e La lettera d’amore.
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Van Gogh Museum
Amsterdam (Paesi Bassi)
Il Van Gogh Museum è un museo statale situato ad Amsterdam e possiede la più grande collezione di opere del pittore olandese Vincent van Gogh.
Collocato in un edificio progettato da Gerrit Rietveld e terminato nel 1973. Il museo è nato da un’intesa tra Fondazione Van Gogh, Stato e Comune di Amsterdam per rendere accessibile al pubblico il patrimonio della Fondazione che annovera ca 230 dipinti e 550 disegni del maestro, la collezione Theo Van Gogh, fratello del pittore (dipinti, disegni e opere grafiche di artisti a lui contemporanei, tra cui Paul Gauguin, J.B. Camille Corot,
Émile Bernard), le lettere di Vincent a Theo, xilografie giapponesi e incisioni da giornali illustrati dell’800, entrambe collezionate da Vincent.
Al primo piano sono i dipinti di Van Gogh, divisi cronologicamente secondo i diversi soggiorni dell’artista.
Il breve periodo della Drenthe (settembre-novembre 1883) è il più importante della sua formazione, quello del ritorno al mondo rurale.
Seguono i due anni del periodo di Nuenen (dicembre 1883-novembre 1885), nella casa paterna: di questo periodo è la celebre opera I mangiatori di patate. Segue il periodo di Anversa (novembre 1885-febbraio 1886) dove Van Gogh segue i corsi dell’Accademia.
Assai fecondo fu il periodo di Parigi (marzo 1886-febbraio 1888), dove conobbe diversi pittori: da menzionare Le scarpe, Autoritratto con cappello di paglia.
La violenza del colore caratterizza il periodo di Arles (febbraio 1888-maggio 1889): da citare La mietitura, Barche a Les Saintes-Maries-de-la-Mer, Gli iris ad Arles, Stanza con letto giallo e I girasoli.
Periodo di Saint-Remy (giugno 1889-maggio 1890) nella cui casa di cura è ricoverato: del periodo sono, tra gli altri, Il giardino dell’ospedale di St-Paul, Rami di mandorlo in fiore, Gli ulivi.
La stagione di Van Gogh si chiude con il periodo di Auvers-sur-Oise (maggio-luglio 1890): l’ultima opera di Van Gogh è il Campo di grano con corvi.
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Otterlo
Kröller-Müller Museum
Otterlo (Paesi Bassi)
Elena Kröller-Müller nel 1935 cedette allo Stato la propria ricca collezione per ospitare la quale fu costruito questo edificio, su progetto di H. van de Velde. Il museo fu inaugurato nel 1938; nel 1961 fu creato il giardino di sculture e nel 1977 fu aggiunta una nuova ala, di W. Quist.
Immenso il patrimonio museale (accresciutosi attraverso acquisizioni e donazioni).
C’è una sezione dedicata agli antichi, che ospita opere di Hans Baldung Grien (Venere e Cupido), Lucas Cranach il Vecchio (Venere e Amore), Lucas Cranach il Giovane (Paesaggio) Gustave Courbet (Ritratto di Mma Jolicler) ecc.
Della galassia impressionista, Claude Monet (La barca del pittore), Pierre-Auguste Renoir (Il clown, Il caffè), Alfred Sisley (Fornace), Jacob Camille Pissarro (Arcobaleno), Paul Gauguin (Paesaggio, Ritratto di Atiti), Georges Seurat (Le chaut), Paule Cézanne (La strada e lo stagno) ecc.
La parte più nota al grande pubblico è costituita dalle opere di Vincent Van Gogh, una delle più vaste collezioni sull’autore: quasi 90 dipinti e oltre 180 disegni. La collezione iniziata da Helena Kröller, copre tutti i periodi del pittore, da quello di Nuenen (Mangiatori di patate, Tessitore, Contadina del Brabante); di Anversa (Ritratto di vecchio); di Parigi (Moulin de la Galette, Autoritratto, Fiori in un vaso blu, Vecchie scarpe); di Arles (Il postino Roulin, Ponte ad Arles, Mucchi di fieno, Terrazza di caffè alla sera, La Berceuse, Il raccolto ecc.), fino a quello di St.-Rémy (Campo di grano con mietirore, Sulla soglia dell’eternità, Uliveto, Casa di contadini in estate ecc.).
Per il primo Novecento, la rivoluzione cubista è testimoniata da diverse opere di Pablo Picasso (Chitarra, Violino), Juan Gris (Natura morta con chitarra), G. Braque, Fernand Léger (Il tipografo). Quindi l’esperienza “De Stijl” di Theo van Doesburg (Composizione geometrica), cui per un breve periodo collaborarono Piet Mondrian (Composizione in linea e colore, Composizione in colore A) e Bart van der Leck (La tempesta).
Anche nel caso della scultura è impossibile fornire un elenco sistematico delle opere sia perché la collezione è molto eterogenea (comprende anche pezzi di arte antica di varia provenienza) sia perché le opere vengono esposte sempre a rotazione; inoltre, a sottolineare l’importanza della sculturea (secondo le precise disposizioni di Elena Kröller) c’è lo stupefacente giardino delle sculture, uno dei più vasti in Europa, dove opere d’arte e natura insieme offrono un’esperienza impagabile. Oltre 160 sculture, opere di artisti emblematici quali Aristide Maillol e Jean Dubuffet, Marta Pan e Pierre Huyghe, costellano i sentieri del giardino.
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Cambogia
Provincia di Siem Reap
Angkor Wat
Provincia di Siem Reap (Cambogia)
ANGKOR (A. T., 95-96). – Si dà il nome di monumenti di Angkor ad un insieme di rovine che si estendono in un quadrilatero irregolare, di oltre 10 km. di lato, a N. del Toulè sap (Grand Lac), nella provincia cambogiana di Siem reap (Battambang). Essi segnano l’apogeo dell’antico impero Khmer la cui storia va dal sec. VI al XIV d. C. Le rovine formano due gruppi contigui: Angkor-Thom, la “Grande Capitale” e Angkor-Vat, il “Tempio”. La prima fu costruita verso il 900 da Yasovarman che la denominò Yasodharapuri; i suoi successori, e specialmente Suryavarman II (1112-1152 circa), ne iniziarono l’ingrandimento con la costruzione del gran tempio. Questi resti grandiosi, gradualmente dissepolti e liberati dalla foresta tropicale per opera della Scuola francese dell’Estremo Oriente, rivelano cinte estesissime, larghe strade d’accesso selciate, bacini d’acqua, fortilizî e, soprattutto, l’architettura mirabile dei templi e dei numerosi santuarî, che narrano, con le sculture, le scene della vita dei Khmer, le gesta della trimurti indiana e anche la presenza del Buddha. Angkor-Thom, la città regale, aveva nell’insieme quella planimetria regolare e simmetrica che distingue le costruzioni dei Khmer, anche di pianta complicatissima: quadrata, cinta di fossato e di mura, con cinque porte turrite, divisa da quattro strade al cui incrocio, nel suo centro, è il tempio. Questo, detto Bayon, fu incominciato dal re Indvavarman I (877-889): ha tre piani di gallerie con torri alla sommità in forma di quadruplice maschera umana che sorride serenamente; al centro, si eleva gigantesca sulle altre una torre modellata in ugual modo. Alle sue masse lapidee, enormi ma frastagliate, si accorda la vivace decorazione e la varietà dei bassorilievi che istoriano le gallerie con leggende, con animali, con rappresentazioni svariate e di genere, tutte esuberanti di movimento e di vitalità. Dinnanzi al palazzo reale, scomparso interamente forse perché costruito in legno, formava un belvedere – dove ora è la potente e compatta figura ignuda detta del Re lebbroso – la grande spianata a terrazzo, che ancora rimane con le sue scalee e col prospetto coperto di rilievi d’animali, di cacce, di giochi, di divinità, di danzatrici (foto). Sulla spianata è ancora il tempio regale (Fimeanakas) anch’esso della fine del sec. IX, semplice, al paragone del Bayon, nei grandi ripiani che sembrano rastremati verso il vertice, dov’è il sacrario, animati nei complessi profili, e interrotti da quattro scalee che accentuano l’ascendere della costruzione, quasi piramidale.
Angkor-Vat, il gran tempio del regno, costruito più che due secoli dopo, dimostra la continuità della tradizione architettonica, nel tema generale e nell’esecuzione, ma con un nuovo senso di ampiezza e di chiarezza. Nella costruzione domina sempre il concetto della sovrapposizione piramidale di diversi ripiani che culmina in una parte centrale torreggiante; la pianta con cortili a loggiati, con gallerie cruciformi, con piscine, è estremamente complessa sebbene regolata da rigida simmetria; la decorazione plastica, con figurazioni dei miti e della poesia indiana, mostra un’arte più delicata che ad Angkor-Thom, quantunque intimamente affine.
Non lontano da Angkor, a 25 chilometri, sono le rovine del tempio di Isvanapura, del sec. X nelle parti più antiche, del XIV nelle sculture. Nel sec. XV i Khmer cessarono di costruire ed Angkor fu abbandonato (Treccani).
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Giordania
Wadi Musa (Giordania)
Petra
Wadi Musa (Giordania)
Petra antica capitale del Regno dei Nabatei, attualmente un grandioso complesso di rovine nello Wādī Mūsā, in Giordania. L’insediamento più antico della località risale al XII-X sec. a.C. ed è stato localizzato sulla montagna di Umm el-Biyara. La più tarda città nabatea si sviluppò in una vallata percorsa da un ruscello e racchiusa fra alte montagne: notevoli i resti all’aperto, come quelli, di altura, di Zibb el-Atuf ed en-Nimr. I monumenti che costituiscono la caratteristica di P. sono le facciate architettoniche, scolpite nelle pareti rocciose di una stretta vallata percorsa dal Wādī Mūsā, che segnava l’asse urbano di P., e pertinenti in genere a tombe scavate nella roccia o a templi ipogei. Queste strutture rupestri si datano tra III e I sec. a.C., ma in età romana assunsero una forma monumentale, con l’aggiunta di diversi elementi architettonici. Vi sono inoltre abitazioni scavate nella roccia e affrescate. La città romana possedeva templi, mercati, terme, ninfei, ponti, un teatro, la porta cittadina, l’arco trionfale dedicato a Traiano e la via sacra porticata (Treccani).
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Ultimo aggiornamento: 26/04/2020